“Arrestare gli attivisti, sono terroristi”. Ben Gvir mette nel mirino la Global Samsud Flotilla e chiede a Netanyahu la “totale annessione della Cisgiordania”

“Arrestare gli attivisti, sono terroristi”. Ben Gvir mette nel mirino la Global Samsud Flotilla e chiede a Bibi di annettere la Cisgiordania

“Arrestare gli attivisti, sono terroristi”. Ben Gvir mette nel mirino la Global Samsud Flotilla e chiede a Netanyahu la “totale annessione della Cisgiordania”

Partita con l’intento di rompere l’assedio di Gaza, così da portare aiuti umanitari alla popolazione stremata da quasi due anni di brutale guerra, la missione della Global Sumud Flotilla rischia di complicarsi non poco. Non tanto perché parte delle imbarcazioni ha dovuto fare rientro a Barcellona a causa del maltempo, quanto perché il ministro della Sicurezza nazionale di Israele, Itamar Ben-Gvir, oltre a negare l’emergenza umanitaria in corso nella Striscia di Gaza, ha pensato bene di presentare al governo di Benjamin Netanyahu un piano shock volto a bloccare definitivamente lo sciame di navi che, a suo dire, stanno portando a termine manovre “illegali atte ad aggirare il blocco” imposto da Tel Aviv.

Stando a quanto propone il leader dell’estrema destra dello Stato ebraico, gli attivisti della Global Sumud Flotilla dovranno essere arrestati e trattenuti in detenzione prolungata, a differenza della precedente prassi che prevedeva sostanzialmente il loro respingimento, nelle prigioni israeliane di Ketziot e Damon. Due strutture che, come noto, vengono regolarmente utilizzate per detenere terroristi in condizioni oltremodo dure e tipicamente riservate ai prigionieri di sicurezza.

“Non permetteremo a chi sostiene il terrorismo di vivere nell’agiatezza”, ha dichiarato Ben-Gvir al Jerusalem Post, secondo cui il piano prevederebbe il divieto per gli attivisti fermati di ottenere “privilegi speciali”, come l’uso della tv, della radio o di cibo particolare, nonché la confisca delle imbarcazioni usate dalla Global Sumud Flotilla. Cosa ancor più grave, secondo il ministro israeliano le imbarcazioni verranno poi assegnate alle forze dell’ordine del Paese.

“Dobbiamo creare un deterrente chiaro. Chiunque scelga di collaborare con Hamas e sostenere il terrorismo incontrerà una risposta ferma e inflessibile da parte di Israele”, ha tuonato Ben-Gvir, convinto che dopo aver trascorso “settimane” in detenzione e in condizioni difficili, “gli attivisti ci penseranno due volte prima di tentare un’altra incursione”.

La risposta della Flotilla: “Non ci fermeremo, porteremo gli aiuti umanitari a Gaza”

Dichiarazioni che non hanno scoraggiato Maria Elena Delia, portavoce per l’Italia della Global Sumud Flotilla, che ha assicurato: “Noi non ci fermiamo, andremo avanti. Non ci facciamo intimorire perché sappiamo di muoverci nella totale legalità”.

“Mi auguro, nel caso in cui Israele metta in pratica arresti con il carcere duro, che il nostro governo intervenga perché siamo cittadini italiani e navighiamo in acque internazionali”, ha aggiunto Delia, ricordando che, a suo dire, “Israele non ha alcun diritto di arrestarci e sequestrare le nostre navi”.

Del resto, conclude la portavoce italiana del movimento globale, “non vedo come portare cibo e acqua a una popolazione che sta morendo di fame, oltre che di bombardamenti, possa essere considerato un appoggio ad Hamas”.

Scoppiano le polemiche in Italia

Davanti alle minacce di Ben-Gvir, le opposizioni hanno immediatamente chiesto alla premier Giorgia Meloni di prendere posizione e non voltarsi dall’altra parte. Tra i più critici, il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che ha dichiarato: “Saranno trattati come terroristi. Sarebbe questo il piano di Israele contro gli attivisti salpati anche dai porti italiani con le barche della Global Sumud Flotilla per portare aiuti, sostegno, rompere l’assedio e l’ignavia sul genocidio e la carestia dei palestinesi a Gaza”.

“Siamo oltre l’assurdo: un criminale come Netanyahu agisce impunito dopo aver trucidato oltre 60mila palestinesi, di cui 20mila bambini; chi porta aiuti umanitari con una grande spinta popolare anche dall’Italia rischia di essere trattato come un terrorista e vessato”, ha aggiunto Conte, che poi ha concluso: “Meloni intende lasciare da parte i selfie col cappellino per schierarsi dalla parte di chi sceglie di impegnarsi per fermare questo orrore o lascia fare, come sempre, il suo amico Netanyahu?”, ricordando che “il silenzio e l’immobilismo sono degli ignavi e dei complici”.

Dello stesso avviso anche Peppe Provenzano, responsabile Esteri nella segreteria nazionale del Pd, secondo cui “le minacce di Ben-Gvir nei confronti della Global Sumud Flotilla sono minacce alla nostra civiltà, fondata sul rispetto dei diritti umani. Compito dei governi europei è rispedirle al mittente con vigore. Ciò che è illegale è l’assedio e l’invasione di Gaza, la volontà disumana, criminale, genocida del governo israeliano. Chiediamo al Governo di lavorare affinché questa straordinaria missione pacifica e umanitaria internazionale arrivi sicura a destinazione”.

L’estrema destra israeliana chiede l’annessione totale della Cisgiordania

In tutto questo, a Gaza continua l’assedio israeliano che sta aggravando la crisi e causando ulteriori stragi di civili. Secondo Al Jazeera, le vittime degli ultimi raid sono state “almeno 17”, alcune delle quali si sono verificate proprio nei pressi dei punti di consegna degli aiuti umanitari.

Ma a preoccupare in queste ore sono le indiscrezioni, provenienti da Israele, secondo cui i ministri israeliani di ultradestra Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir starebbero pressando Netanyahu per compiere la completa annessione della Cisgiordania. Questo perché, secondo quanto riportano i media locali, Israele ritiene di avere una “tacita approvazione” da parte dell’amministrazione Trump per un’annessione limitata all’area della Valle del Giordano.

Una prospettiva che sembra aver convinto il governo di Tel Aviv che, infatti, di recente ha approvato un piano di insediamenti che prevede la costruzione di circa 3.400 unità abitative nella controversa area E1 della Cisgiordania, tra Gerusalemme e l’insediamento di Ma’ale Adumim, con lo scopo dichiarato di ostacolare la potenziale futura creazione di uno Stato palestinese.