Beni culturali, spartita la torta. Metà pretendenti a bocca asciutta. Franceschini divide 264 milioni di finanziamenti. Le fette più grosse a Lazio, Campania e Toscana

Il ministro Dario Franceschini divide 264 milioni di finanziamenti. Le fette più grosse a Lazio, Campania e Toscana.

Beni culturali, spartita la torta. Metà pretendenti a bocca asciutta. Franceschini divide 264 milioni di finanziamenti. Le fette più grosse a Lazio, Campania e Toscana

Con 264 milioni disponibili e proposte di interventi per 420 milioni, la lotta tra Soprintendenze, Direzioni regionali dei musei, biblioteche, archivi e uffici culturali vari per accaparrarsi i fondi con cui salvare dal degrado ampie fette del patrimonio culturale italiano è stata dura. Da mesi al Ministero della cultura esaminano i vari progetti, ma alla fine al dicastero retto dal dem Dario Franceschini hanno deciso a chi far arrivare l’assegno e a chi no. Un piano che riguarda decine e decine di gioielli italiani e su cui, varato lo schema di decreto presidenziale, la parola è poi passata al Parlamento per i pareri di competenza.

IL QUADRO. La cultura in Italia pesa anche dal punto di vista economico. Nonostante gli effetti della pandemia, che hanno indebolito notevolmente il turismo, il valore del prestigioso settore, in cui lavorano circa un milione e mezzo di addetti, nel 2020 è stato stimato dalla fondazione Symbola e da Unioncamere in 84,6 miliardi di euro. “Io dissi nel 2014 che questo della Cultura è il Ministero economico più importante del Paese. Sembrava una forzatura, adesso c’è maggiore consapevolezza che gli investimenti in cultura in Italia non sono solo un adempimento di un dovere costituzionale, ma sono anche una grande opportunità di sviluppo economico e di crescita sostenibile.

Il governo ne è consapevole e come ha dichiarato Draghi al G20 di Roma, la cultura è il motore della ripartenza economica del Paese”, ha dichiarato Franceschini in occasione della presentazione del rapporto. Ma proprio per questo non si può mandare al macero un patrimonio del genere e quando ci sono fondi per restauri e non solo parte l’assalto alla diligenza. Proprio come è accaduto per il programma di utilizzazione delle risorse del Fondo per la tutela del patrimonio culturale nel 2021, 2022 e 2023. Alla fine è stato deciso che verranno finanziati interventi per 40 milioni nel 2021, 78 nel 2022 e 146 nel 2023. Le regioni che riceveranno assegni più sostanziosi sono il Lazio (67,6 milioni), la Campania (30,2), e la Toscana (17,6), mentre le somme minori sono previste per l’Umbria (2,2 milioni).

LE SCELTE. Tra le decine di progetti bocciati e le decine ammessi a finanziamento, ci sono poi quelli a cui andrà la fetta maggiore dei finanziamenti. Ecco l’elenco: 3 milioni di euro per labbazia di Santo Spirito al Morrone di Sulmona, in Abruzzo, 2,9 per l’anfiteatro Flavio a Pozzuoli, 4,5 per le terme di Ercolano, 2,8 per il complesso monumentale della Pilotta a Parma, 3,1 per Villa Antonini a Ruda, in provincia di Udine, 3 per il teatro romano di Terracina, 5 per il museo nazionale di Castel Sant’Angelo a Roma, 4 per il museo nazionale degli strumenti musicali, sempre a Roma, 3 per il palazzo reale a Genova, 3,6 per la chiesa di Santa Maria in Varano a Recanati, 2,5 per la nuova sede dell’archivio di stato di Pesaro, 6 per la caserma Gamerra a Venaria Reale, nella città metropolitana di Torino, 4,4 per l’anfiteatro romano di Volterra e 2,6 per il museo archeologico nazionale di Verona.

Ma anche chi è rimasto fuori ha ancora qualche speranza. Sono stati previsti ben 15,7 milioni per finalità “varie”, in parte relativi al cofinanziamento degli interventi realizzati con Art Bonus e in parte messi a disposizione per lavori urgenti e imprevisti. E qualche imprevisto spunta sempre fuori. Non resta che sperare nel buon utilizzo delle risorse affinché una parte consistente del patrimonio culturale venga messa in sicurezza e valorizzata.