Berlusconi accetti le primarie. Alemanno si mette in Officina

di Vittorio Pezzuto

«Il tempo stringe» spiega l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno che lo scorso 13 ottobre ha tenuto a battesimo “Prima l’Italia”, movimento che si propone di affrontare i temi della sovranità e dell’identità nazionale e che insieme ad altri soggetti ha già aderito a quel cantiere della destra post berlusconiana e alternativa a Forza Italia che si chiama “Officina Italia”. «Il tempo stringe perché, se vogliamo che l’Italia si riprenda la sovranità monetaria, dobbiamo impostare entro il 2014 un negoziato per ottenere nuove norme di bilancio comunitario, mettendo sul piatto l’ipotesi di uscire dall’eurozona. Lo so, questa eventualità è un vero e proprio tabu. In realtà gli studi di molti economisti dimostrano che si tratta di un’opzione difficile ma praticabile. Con questi obiettivi abbiamo così lanciato una petizione popolare ai Parlamenti europeo e nazionale in vista del semestre italiano di presidenza dell’Unione europea e soprattutto dell’entrata in vigore del Fiscal compact. Tenuto conto anche dei soldi versati per il Fondo salva Stati, si tratterà di un esborso annuale di 75 miliardi all’anno che strangolerà lentamente la nostra economia, avviluppandola in vincoli sempre più stretti. Senza che ce rendessimo conto, abbiamo accettato senza tentennamenti un percorso di lacrime e sangue del tutto insostenibile che rischia di farci fare la fine delle Grecia: la cessione della sovranità nazionale a beneficio della Troika».
Peccato che il Fiscal compact sia stato sottoscritto proprio dall’ultimo governo Berlusconi.
«È così, purtroppo. A mia discolpa posso solo dire che all’epoca non ero più parlamentare e mi occupavo di sampietrini come sindaco di Roma. La natura di questi trattati mi è quindi apparsa con chiarezza solo a cose fatte. D’altronde in tutto il Pdl è mancata la consapevolezza della portata di questi accordi, accettati anche per una logica di sudditanza al Ppe e soprattutto alla supremazia dell’asse franco-tedesco. Fermo restando che la responsabilità principale ricade sulle spalle di Prodi, che adesso dice di voler rivedere i parametri di Maastricht dimenticandosi però di averci trascinato in questa situazione senza una trattativa adeguata per rendere l’euro un vantaggio reale per la nostra economia».
In Parlamento l’unica urgenza avvertita è invece quella sulla decadenza del senatore Berlusconi…
«Si tratta di una vicenda tristissima. Sono sinceramente convinto che Berlusconi sia stato trattato peggio di un qualsiasi altro senatore. L’espressione “procedura contra personam” è maledettamente vera. Gli esprimo quindi tutta la mia solidarietà e credo che debba continuare a mantenere un ruolo di punto di riferimento per il centrodestra. Ma al tempo stesso sono convinto che la candidatura alla premiership del nostro schieramento questa volta debba essere individuata con lo strumento delle primarie così come richiesto in queste ore da Alfano, Maroni e Meloni»
Perché ha scelto di non far parte della nuova Forza Italia?
«Già da tempo mi ero reso conto della difficoltà del funzionamento del Pdl. Intendiamoci, l’idea era buona. Ma per farla funzionare occorrevano regole chiare di confronto democratico al centro e sul territorio. Quando Berlusconi ha scelto di tornare a Forza Italia ho pensato che l’unica strada praticabile fosse quella di lavorare per un centrodestra articolato su più partiti, come ai tempi della Casa delle Libertà. Da un lato perché potrebbe prendere complessivamente più voti del Pdl, dall’altro perché sono convinto che ci sia bisogno di un nuovo ‘partito della nazione’ che metta al centro della sua proposta non la rincorsa di modelli liberisti ma quella sovranità nazionale che è necessaria per salvare il nostro Paese dalla crisi e dal declino».
Fratelli d’Italia non basta?
«Ha promosso l’Officina ed è un punto di partenza. Dobbiamo però compiere uno sforzo ulteriore di aggregazione del popolo di centrodestra che non trova casa in Forza Italia. Dobbiamo in qualche modo replicare l’operazione che ci riuscì nel passaggio dal Msi ad Alleanza Nazionale».
E Fini?
«Con lui ho mantenuto un rapporto di rispetto e di amicizia personale. Ma questo non toglie che abbia sbagliato a contestare Berlusconi da posizioni di centro, dando l’impressione di fare sponda con la sinistra. Il superamento dei limiti del berlusconismo si deve costruire partendo da destra».