Berlusconi chiede ai suoi ministri le dimissioni e di fatto apre la crisi di governo

Muore Sansone e tutti i Filistei. Silvio Berlusconi ha aperto la crisi di governo. Alla vigilia del suo compleanno il Cavaliere ha invitato i ministri a rassegnare le dimissioni. A stretto giro il vice premier Angelino Alfano ha confermato che il governo Letta non esiste più. “I ministri del Pdl stanno rassegnando le loro dimissioni”, ha fatto sapere Alfano tramite la sua portavoce, tenendo anche a sottolineare di parlare a nome di tutta la delegazione del Popolo della Libertà. Il sottosegretario alla Pubblica amministrazione Gianfranco Miccichè ha annunciato con enfasi: “Rimetto il mio mandato nelle mani di Silvio Berlusconi”.
Ma sono state le parole del Cavaliere a pesare come un macigno: “Ho invitato la delegazione del Popolo della Libertà al governo a valutare l’opportunità di presentare immediatamente le proprie dimissioni per non rendersi complici, e per non rendere complice il Popolo della Libertà, di una ulteriore odiosa vessazione imposta dalla sinistra agli italiani. La decisione assunta ieri da Enrico Letta, di congelare l’attività di governo, determinando in questo modo l’aumento dell’Iva è una grave violazione dei patti su cui si fonda questo governo e contraddice il programma presentato alle Camere dallo stesso Premier e ci costringerebbe a violare gli impegni presi con i nostri elettori durante la campagna elettorale e al momento in cui votammo la fiducia a questo esecutivo da noi fortemente voluto”.
Il Presidente del consiglio Letta si è subito messo in contatto telefonico con il Presidente della Repubblica che attualmente si trova a Napoli. Non è ancora chiaro quando Letta salirà al Quirinale per formalizzare la crisi, ma non si può escludere che questo avvenga già domani o al più tardi lunedì. Il premier, Enrico Letta, era stato comunque informato in anticipo delle intenzioni del Cavaliere. Per garbo istituzione era stato il vicepremier Alfano ad anticipargli le immediate mosse. Appena avvertito Letta ha telefonato a Napolitano. “Il chiarimento”,  avrebbe detto Letta, “deve avvenire in Parlamento, alla luce del sole e di fronte ai cittadini”.