Berlusconi ora vuol fregare Salvini. Con Forza Italia nella partita dei fondi Ue il Capitano finisce all’angolo

Fra poco l’Italia verrà inondata da una pioggia di miliardi, per la precisione 81,4 miliardi di sussidi e 127,4 di prestiti tramite il Recovery Fund che il premier Conte è riuscito a strappare alla Ue. Un ricco patrimonio che il nostro Paese dovrà spendere al meglio e per controllare la spesa, che il premier Giuseppe Conte ha già dichiarato sarà gestita dall’esecutivo, si fa strada l’idea di istituire un controllo parlamentare con due commissioni, una alla Camera ed una al Senato.

Si potrebbe fare anche una bicamerale, ma i tempi si allungherebbero e tecnicamente si fa prima a farne due separate di cui una, quella della Camera, andrebbe a Renato Brunetta e sancirebbe ufficialmente il coinvolgimento del centro-destra in una fase collaborativa.

È chiaro che la mossa serve a far avvicinare Forza Italia all’area governativa e questo ha due riflessi immediati: uno, indebolisce il centro-destra e due, indebolisce i Cinque Stelle ma rafforza il governo Conte al Senato, dove i numeri sono risicati. Questa “mossa del Cavallo”, avallata da Conte, spacca il centro-destra tramite appunto Berlusconi che si accrediterebbe unico interlocutore per l’intera area politica, bruciando così sia Salvini – a cui renderebbe pan per focaccia dopo il governo gialloverde – che la Meloni con FdI a soli 5 punti dalla Lega. Nell’area aleggia quindi l’acre profumo di un Nazareno ter che se pur spurio comunque segnerebbe qualcosa di importante per gli equilibri politici.Tra l’altro, non è mancata la prevedibile reazione di Renzi che tramite la Boschi – intervistata per Omnibus su La7 – e reduce dai ludi tiberiani caprensi insieme a Luciano Nobili, ha fatto sapere che “non servono nuove commissioni”, per il noto effetto esopiano “uva non matura”, visto che Italia Viva non acchiapperebbe niente. E poi c’è il secondo effetto che invece agirebbe sulla maggioranza e cioè una diluizione del peso specifico del Movimento sul governo, perché a quel punto, Conte saprebbe dove chiedere i voti che servono al Senato e, occorre ricordarlo, senza pagare eccessivo dazio perché vuole mantenere il controllo del governo sulla spesa. Se quella che per ora è sola una ipotesi – anche se di una certa consistenza – si trasformasse in realtà questi sarebbero gli effetti che produrrebbe. Si consideri che questa cascata di monete sonanti si scrive Recovery Fund, ma si legge come se fosse un vero e proprio Piano Marshall che darà molta gloria e visibilità di spesa in vista degli appuntamenti elettorali regionali e nazionali, da qui il grande interesse ad avere comunque una voce in capitolo. È vero che i soldi non arriveranno subito, ma comunque sono “bancabili”, anzi “finanziariabili”, garantendo se ci si muove bene capacità di spesa in concorrenza, tra l’altro, con il vincolante Mes che a questo punto sarebbe un inutile e costoso doppione.