Bettini e l’utopia del delitto perfetto di Conte. Il sogno proibito dell’eminenza grigia del Pd: un Governo Franceschini

Goffredo Bettini è riapparso ieri con un intervento su Omnibus (La7) dalla Tailandia, presente il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana. L’“uomo che sussurrava ai premier” e che si dice sia stato l’artefice del governo giallo-rosso con una intervista che spianò la strada, si fa sentire e quando lui si fa sentire qualcosa bolle in pentola della sinistra. Bettini parla bene del premier Conte, ma nel contempo dice che occorre un “salto di qualità” nell’azione del governo. “Conte ha svolto un ruolo positivo. Oggi non basta più, questo è verissimo. Prima abbiamo tamponato, abbiamo fatto quello che si doveva fare. Questa è la premessa. Ora serve una strategia di ripresa”. Per gli addetti ai lavori significa che Bettini sta suonando il campanello a Conte per qualcun altro. Chi? Forse si tratta di Dario Franceschini un (ancora) democristiano che sta sempre lì al suo posto di potere e resiste a tutto manco fosse Andreotti.

Bettini è considerato un maître à penser della intellighenzia progressista. All’attuale premier potrebbe essere chiesto ingenerosamente anche il conto della recessione economica e dei tentennamenti iniziali sulle chiusure necessarie, in pieno stile democristiano. Infatti uno dei suoi messaggi è stato anche “tamponare non basta serve anche una strategia”, insomma una “fase 4” magari con un nuovo premier? E poi c’è un attacco veemente a Confindustria nella sua figura apicale e cioè il nuovo leader Carlo Bonomi che recentemente ha parlato, a proposito del governo, “di politica dello struzzo che fa più danni del virus”. L’attacco a Confindustria da parte della sinistra liberal che Bettini rappresenta è un fatto nuovo e inusitato. È chiaro il tentativo di Bettini di tamponare la deriva a destra, specificamente verso Salvini, da parte dell’unione degli industriali.

A tal proposito dice anche: “La dichiarazione di Bonomi mi è parsa naif, mette in imbarazzo perfino la classe dirigente più seria che sa come stanno le cose. La Confindustria nel nostro Paese è intrisa di politica. Se dovessi dire chi è più lontano dai riti della politica fra Confindustria e Conte direi che è proprio Conte”. E poi dà – grazia sua – anche una paterna benedizione ai Cinque Stelle: “Rapporto complesso con loro, ma M5S sta rivedendo le sue posizioni”. Gli ingredienti per il delitto ci sono tutti. Ora si aspetta il mandante.