Biancofiore su Napolitano:

di Vittorio Pezzuto

Il presidente Napolitano lascia intendere che non è più così lontano il giorno delle sue dimissioni. Significa che considera ormai normalizzata la situazione politica? «Se così fosse dubiterei della sua intelligenza, che invece è nota a tutti» sostiene la deputata azzurra Michaela Biancofiore. «Ci sarebbe da preoccuparsi se ritenesse terminato il suo mandato proprio all’indomani dell’affidamento ai servizi sociali di Silvio Berlusconi e quindi del compimento di quello che è sempre stato il sogno di una certa sinistra: vedere estromesso per via giudiziaria il leader più votato negli ultimi vent’anni. Dirò di più: non capisco il significato di questa lettera aperta. Devo però constatate come in questo secondo settennato nel quale tutti abbiamo creduto – il centrodestra forse ancora più dello stesso centrosinistra – abbia inanellato tutta una serie di fallimenti».

Quali?
«Pensavamo che la fiducia dell’intero Parlamento potesse servire a una definitiva pacificazione del nostro sistema politico, reduce da vent’anni di massacro politico-mediatico-giudiziario ai danni di Berlusconi e soprattutto dei tanti che lo hanno sempre sostenuto. Viceversa Napolitano ha contribuito al fallimento del governo cosiddetto delle larghe intese non compiendo l’unico gesto che tutti gli italiani, anche quelli illuminati che votano a sinistra, in fondo desideravano: la concessione motu proprio della grazia al quattro volte presidente del Consiglio e tre volte presidente del G8. All’uomo cioè che proprio insieme a Napolitano più di chiunque altro ha rappresentato la nazione».

C’è chi sostiene che questa pacificazione si sarebbe potuta ottenere nominandolo senatore a vita insieme a Romano Prodi.
«Non sono d’accordo. L’assegnazione bipartisan di un’onorificenza non sarebbe stata sufficiente. Lo ripeto: l’Italia avrebbe meritato un grande gesto di solidarietà e di amore nei confronti di una persona la cui innocenza verrà sancita con certezza dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Mi consente una battuta?»

Dica.
«Mi pare che Berlusconi i servizi sociali li abbia già espletati in tutti questi anni. Come chiamare altrimenti la creazione di migliaia di posti di lavoro in ogni settore delle arti e dei mestieri?»

Napolitano ha davvero travalicato i confini alla sua azione fissati dalla Costituzione?
«Lo ha fatto così spesso da essersi guadagnato non a caso l’appellativo di Re Giorgio. Ad esempio quando ha respinto leggi e decreti leggi posti in essere dai governi di centrodestra, così vanificando la sovranità del Parlamento. E non mi risulta che così si sia comportato coi governi Monti e Letta. Ma soprattutto, come ha svelato con dovizia di prove un giornalista accreditato come Alan Friedman, sei mesi prima della cosiddetta crisi del governo Berlusconi ha iniziato a lavorare per il cambio di una premiership decisa nelle urne. Da quel momento si è rifiutato di concedere le elezioni. Un vulnus alla democrazia che infatti gli è costato un drastico calo di popolarità tra gli italiani. È infatti intollerabile che in una democrazia occidentale ci siano stati tre governi consecutivamente non eletti dal popolo sovrano».

Nella sua lettera il Capo dello Stato fa riferimento a intrighi che hanno concorso a gettare ombre e discredito sulla sua persona e sull’istituzione che rappresenta.
«Intrighi? Posso solo rispondergli che c’è un’altra metà del mondo che la pensa all’opposto e che potrebbe ribaltargli le sue stesse accuse».