Bocciata la riforma Madia sulla Pubblica amministrazione. Arriva il missile della Consulta sul referendum

La bocciatura della riforma di Marianna Madia sulla Pubblica amministrazione non era così imprevedibile. Sono sospetti però i tempi.

A pensar male si fa peccato, ma con almeno un giudice della Corte costituzionale come, Giuliano Amato, grato al premier Matteo Renzi per avergli tagliato la strada al Quirinale, la bocciatura della riforma della Pubblica amministrazione, firmata da Marianna Madia, non era del tutto imprevedibile. Più sorprendente, semmai, sono i tempi: la decisione arriva proprio a pochi giorni dal referendum: dalla Consulta è arrivato un vero e proprio missile sul voto. Il motivo di questo stop clamoroso è che la norma lede l’autonomia delle Regioni.

I motivi – Si conferma così che in tema di riforme il Governo è andato troppo piano, di fatto rafforzando il potere di enti come le Regioni e di settori, come quello dei dirigenti pubblici. Che adesso fanno saltare il banco. La parte contestata è quella in cui le leggi in vari campi, dalla sanità alla gestione dei trasporti, possono essere approvare “previo parere” e non “previa intesa” con le Regioni. Un principio, che secondo la Corte, viola la Costituzione. Il pericolo ora è che salti tutta la riforma: “Considerati i tempi per l’esercizio della delega, ormai in scadenza, è molto difficile che il Governo possa sanare l’incostituzionalità del Decreto Legislativo sulla Riforma della Dirigenza Pubblica”, ha commentato la Federazione Lavoratori Pubblici.

La reazione di Renzi è stata furibonda: “Pensate che abbiamo fatto una legge delega con i decreti legislativi, per rendere licenziabile un dirigente pubblico che non si comporta bene, e la Corte costituzionale ha detto che, siccome non c’è l’intesa con le Regioni, e avevamo chiesto i pareri, il decreto è illegittimo. E poi mi dicono che non devo cambiare le regole del Titolo V. Siamo circondati da una burocrazia opprimente”. Ben altri toni, invece, sono stati usati dal presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia: “Sentenza storica, un colpo al centralismo sanitario”. Mentre il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, ha apertamente parlato di “fallimento del Governo”.