Bolsonaro determinante per la cattura di Battisti. La Sinistra ha protetto i criminali. Parla il giornalista ed ex parlamentare, Guzzanti: “L’internazionale rossa avrebbe difeso ancora l’ex Pac”

Intervista al giornalista ed ex parlamentare Paolo Guzzanti

“E’ evidente che la cattura di Cesare Battisti avviene solo perché in Brasile è stato eletto Bolsonaro, altrimenti Battisti sarebbe rimasto protetto da quella che è stata di fatto un’internazionale rossa, francese prima e brasiliana poi, lulista mitterandiana”. Questa è la chiave di lettura che Paolo Guzzanti, giornalista ed esperto della Francia, già presidente della Commissione parlamentare d’Inchiesta Mitrokhin, fornisce dell’arresto di Battisti e delle condizioni che ne hanno favorito la latitanza fino a ieri.

Come si è arrivati alla cattura di Battisti dopo quarant’anni di latitanza?
“Il fatto reale di questa vicenda è che in Brasile non c’è piu Lula ma Bolsonaro il quale ha messo Battisti in un pacchetto, seppure attraverso un passaggio boliviano, altro paese di antica tradizione socialista latinoamericana di cui, peraltro, fa parte anche il nostro Sommo Pontefice che appartiene a quella tradizione culturale, il quale non c’entra nulla con Battisti ma fa parte di quell’area lì. La questione vera è che Bolsonaro ha reso disponibile Battisti e che oggi Battisti lo stanno portando in carcere”.

Per quale motivo è stata possibile una latitanza tanto lunga?
“La ragione è nella dottrina Mitterand, e più in generale nella tradizione della Francia che si è sempre posta come protettrice storica della sinistra tout court, che prevedeva di mantenere le porte aperte a tutti quelli che provenissero da quella parte”.

Quali sono stati i benefici della dottrina mitterand per la Francia?
“Il risultato è che così facendo si aumentava il consenso politico e i voti, senza dimenticare che così facendo si accresceva anche il potere di ricatto nei confronti degli altri paesi e che aumentava il peso diplomatico della Francia. Quel paese era un porto sicuro, ricordo Oreste Scalzone, mio amico, al quale prestai i soldi del taxi per fuggire in Francia e da dove credo sia tornato solo dopo la fine di tutte le accuse”.

Che ruolo ha giocato il governo italiano nell’arresto di Cesare Battisti?
“In questo arresto c’è un legame diretto con Salvini, quello che mi piacerebbe sapere è se Alessandro Di Battista avrebbe voluto Cesare Battisti in galera. Non ho visto commenti della sinistra 5 Stelle su questa faccenda e non credo che li vedremo mai”.

L’arresto di Battisti è il primo di una lunga serie di terroristi italiani che sono ancora latitanti o è destinato ad essere un caso isolato?
“Posso raccontarle una mia esperienza personale quando ero presidente della Commissione Mitrokhin, nel 2005 andai a Budapest per una rogatoria con tutta la Commissione Parlamentare d’Inchiesta per incontrare il procuratore generale il quale ci mostrò una valigia contenente tutti i documenti sui rapporti tra i brigatisti rossi, il Kgb e la Stasi. Ce li fecero guardare e dissero che ce li avrebbero dati se i russi di oggi, i russi di Putin, avessero concesso l’autorizzazione perché c’erano dei trattati internazionali, post guerra fredda, da rispettare. Ovviamente i russi non hanno dato l’autorizzazione e quindi quei documenti ce li siamo sognati. Ebbene tutti i brigatisti rossi che erano bel mazzo, compresi quelli del caso Moro, mi risulta sono liberi uccel di bosco, eppure la documentazione scritta, prima dell’era dei computer, quindi piena di buste e di contenitori di carta contenuti in una valigia di cuoio verde, lisa, che questo Procuratore Generale ci fece portare da un Maggiore il quale la aprì ed era piena di carte, dove il più stupido dei terroristi era Savasta, che mi pare sia morto”.