Borghezio recita il requiem. Dal presidente della Commissione Ue Juncker il discorso funebre di un’Europa sempre più claudicante

“Un discorso funebre quello di Juncker. Dal quale emerge l’immagine di un’Europa claudicante”. Parola dell'eurodeputato della Lega, Mario Borghezio

“Un discorso funebre. Dal quale emerge l’immagine di un’Europa claudicante”. Non si può certo dire che all’eurodeputato di lungo corso della Lega, Mario Borghezio, manchi il dono della sintesi. Gli bastano poche parole, del resto, per stroncare senza appello il discorso sullo Stato dell’Unione, l’ultimo di questo esecutivo europeo, pronunciato dal presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, davanti all’Europarlamento riunito a Strasburgo. Primo appuntamento di una giornata proseguita con l’approvazione della risoluzione contro l’Ungheria di Viktor Orbán e con il via libera alla direttiva comunitaria sul copyright.

Onorevole mi pare di capire che il suo giudizio sul discorso di Juncker sia tutt’altro che positivo. Perché?
“Ripeto, un discorso funebre. Una debole rivendicazione di meriti e risultati che nessuno riesce a vedere. Resa ancora più grottesca nel momento in cui questa Unione europea, di fronte alla tragedia libica che è sotto gli occhi di tutti, dimostra di non avere alcun ruolo mentre dovrebbe essere un punto di riferimento per la sicurezza dei popoli europei. Juncker è inoltre contraddittorio quando indica come un grosso pericolo la rinascita dello spirito di appartenenza nazionale come se fosse una colpa. Un tentativo di indicare come pericolosi fatti che rappresentano la forza e la vitalità dei nostri popoli”.

Un giudizio sul quale vi siete trovati in sintonia con i colleghi del Movimento 5 Stelle?
“Sì, fatta eccezione per un solo momento di dissonanza, quando due eurodeputati M5S, invece di restare seduti come hanno fatto tutti i colleghi critici nei confronti dell’intervento di Juncker, si sono alzati in piedi”.

Non si può dire lo stesso, invece, sul voto della risoluzione contro l’Ungheria: la Lega ha votato contro, i Cinque Stelle a favore…
“Indubbiamente è un punto di divergenza su cui occorrerà riflettere quando la questione arriverà sul tavolo del Consiglio europeo”.

Quando cioè il Governo sarà chiamato ad esprimere una posizione unitaria?
“È chiaro che il Governo italiano dovrà riuscire a trovare una linea condivisa sulla questione. Ma la procedura è ancora lunga e bisognerà vedere anche come evolverà la situazione in Ungheria. Quel che è certo è che non riesco a capire come si possa pensare di allontanare dall’Unione europea un Paese come, appunto, l’Ungheria che nel 1956 ha combattuto l’Unione Sovietica per entrare nell’Europa libera”.

Perché ritenete un errore il voto contro Orbán?
“Noi siamo stati coerenti e non ultimi a nessuno nella difesa del soldato Orbán perché a nostro avviso non ci sono i presupposti per l’applicazione dell’articolo 7 nei confronti dell’Ungheria. Trovo grottesco che il capo di imputazione numero uno nei suoi confronti sia di aver difeso i confini nazionali che sono anche in confini dell’Ue. Si invoca l’allontanamento dall’Unione europea di uno Stato che, al contrario, ha dimostrato un alto senso di appartenenza ai valori storici della stessa Unione europea”.

Però l’Ungheria è uno di quei Paesi che ha rifiutato di accogliere una quota di migranti arrivati sulle nostre coste. Non è contraddittorio rispetto alla difesa che la Lega fa, come lo definisce lei, del soldato Orbán?
“Il punto è capire le motivazioni dell’Ungheria, che rifiuta categoricamente l’ingresso di immigrati economici, cosa su cui siamo d’accordo. Il problema non è l’Ungheria, ma l’Unione europea che ci costringe a chiedere il rispetto di impegni che è proprio l’Unione europea a non aver mantenuto verso l’Italia”.

Intanto è arrivato anche il via libera alla direttiva europea sul copyright. Lei come si è espresso?
“Insieme al collega Ciocca non abbiamo partecipato al voto sulla direttiva perché, pur comprendendo la linea della Lega che la considera l’inizio di un pericoloso attacco al web (e ha votato contro, ndr), abbiamo ritenuto, in piena buona fede, che anche i diritti dei giornalisti siano meritevoli di altrettanta tutela”.