Borse in picchiata per Draghi. Una balla che si smentisce da sola. Il calo nello stesso giorno della crisi dipende da altro ma per attaccare i 5S si mente sapendo di mentire

Borse in picchiata per Draghi. Il calo nel giorno della crisi dipende da altro ma per attaccare i 5S si mente sapendo di mentire

Borse in picchiata per Draghi. Una balla che si smentisce da sola. Il calo nello stesso giorno della crisi dipende da altro ma per attaccare i 5S si mente sapendo di mentire

Di tutte le balle tirate fuori dalle vedove di Draghi ce n’è una da fare invidia alla propaganda ucraina e russa, a seconda del giornata in cui i chi la spara più grossa. La fake news racconta che la crisi di Governo ha fatto cadere la Borsa, e i mercati sconvolti hanno subito presentato il conto, facendo perdere a Piazza Affari circa tre punti e mezzo. Quei farabutti dei Cinque Stelle, che non votano il Decreto aiuti per aumentare i sostegni economici a famiglie e imprese, ci hanno fatto perdere più di trenta miliardi di capitalizzazione delle società quotate.

Un’autentica cretinata, che rilanciata da politici cialtroni e opinionisti a secco totale dei rudimenti dell’informazione finanziaria, diventa però virale in tv e sui social, certificando così che possiamo permetterci di cambiare inquilino a Palazzo Chigi. Peccato che ieri, mentre la crisi si ingarbugliava ulteriormente, la Borsa di Milano ha chiuso con un +1,84%, recuperando gran parte di quanto perso il giorno prima.

Dunque adesso grandi investitori e poteri forti festeggiano la caduta di Draghi? Niente affatto, perché sia i guadagni di ieri che il calo del giorno prima c’entrano poco e niente con l’eventuale resa di un Esecutivo. E qui proviamo a spiegare nel modo più comprensibile possibile il perché.

Borse in picchiata per Draghi. Una balla che si smentisce da sola. Il problema delle riforme fasulle

Partiamo dalla constatazione che i mercati si muovono sulla base di informazioni tutt’altro che perfette, ma sanno anche fiutare fesserie tipo quella di un’Italia che sta facendo le riforme concordate per ritirare i miliardi del Pnrr, visto che queste norme sono a malapena incardinate, quando non già messe in discussione da Bruxelles, come nel caso della Giustizia. Inoltre, la spinta arrivata dal maxi-rimbalzo del Pil dell’anno scorso (+6,6%), dovuto al fatto che partivamo da un calo maggiore di quasi tutti i partner europei (-8,9%), ormai è appena un ricordo.

Per questo siamo da tempo osservati speciali, e lo spread che con Conte premier si aggirava sui cento punti base nel rapporto tra Btp e Bund tedeschi adesso è raddoppiato. Certo, all’epoca di Conte le Banche centrali di tutto il mondo compravano titoli e riversavano a tutto spiano liquidità monetaria sui mercati, mentre adesso l’inflazione vola e non c’è scelta all’aumento dei tassi e alla conclusione delle politiche monetarie accomodanti.

Ma il nostro differenziale sul debito pubblico segue una curva peggiore di Spagna e Grecia, dove non hanno problemi diversi da noi, compreso l’enorme stock di titoli di Stato da rifinanziare.

Il parallelo

Pertanto il giudizio sui 17 mesi di Draghi in sella dovrebbe essere più negativo che positivo. In ogni caso il calo del 3,44% dell’indice principale della Borsa di Milano ha motivi ancora diversi da questi. Solo il giorno prima, a mercati europei chiusi, era arrivato il dato sull’inflazione americana, salito al 9,1% nell’ultimo mese, cioè la soglia più alta degli ultimi quarant’anni.

Naturale che questa cifra allarmasse gli investitori, ormai da settimane in fase di disimpegno sull’azionario, convinti che la Federal Reserve a fronte di un tale caro-vita dovrà accelerare l’aumento del costo del denaro. L’effetto è stata un’ondata di vendite su tutte le Borse, da Wall Street a Francoforte e Parigi, dove non ci sono certo crisi di governo come da noi in Italia.

Borse in picchiata per Draghi, il peso delle banche

“Milano però ha fatto peggio di tutte”, è la finta pistola fumante di chi deve difendere Draghi a capo del Governo. Affermazioni arrivate anche da esperti e giornalisti che ne conoscono perfettamente la ragione, è che quindi mentono sapendo di mentire. Tutti, ma proprio tutti gli addetti ai lavori sanno che sull’indice  di riferimento italiano – il Ftse Mib – pesa molto più che altrove l’andamento delle banche, e proprio ieri è partita la stagione delle trimestrali dei colossi del credito americani, con Jp Morgan e Morgan Stanley che hanno presentato risultati parecchio inferiori alle attese.

Da qui una pressione particolare sul settore e di conseguenza su tutta Piazza Affari. Che ha ben altro a cui pensare piuttosto che tirare la volata a Draghi come fanno con ogni favola certi giornali.