Boschi fuggì a Bolzano. Ma ha da ridire se Conte si candida in Toscana. La renziana fu paracadutata in Alto Adige. Giuseppi invece può farcela a Siena

Boschi fuggì a Bolzano. Ma ha da ridire se Conte si candida in Toscana. La renziana fu paracadutata in Alto Adige. Giuseppi invece può farcela a Siena

Maria Elena Boschi, MEB, ha dichiarato ieri: “Penso sia prematuro parlarne adesso, sentiremo anche i nostri rappresentanti sul territorio. Per Italia viva in questo momento la priorità è dare al Paese un governo prima possibile. Il destino personale di Conte francamente non è la priorità, prima vengono i 60 milioni di cittadini italiani”. Si riferiva alle elezioni suppletive che dovranno tenersi nel collegio elettorale 12 di Siena per eleggere il sostituto dell’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che ha lasciato la Camera per fare il presidente di Unicredit.

La Boschi, chiamata cattivamente da alcuni Lady Etruria per una vicenda di banche e babbi, dice che devono decidere i territori. Giusto. Forse. Ma non fu proprio lei ad essere candidata dal Partito Democratico in quel di Bolzano, lei aretina come nessun altro, intrisa dei barbagli che solo le campagne toscane sanno donare? Non fu lei a scendere le gelide vallate nordiche, “straniera in terra straniera”? È un peccato quindi se le ricordiamo la virtù della coerenza e di quanto l’allontani da quella fede che professa il desiderio di rivalsa se non di vendetta?

MEB è la Rasputin di Renzi. MEB è la cardinalessa Richelieu di questi tempi inquieti e disperati. Lei, potremmo dire, è l’anima nera di Renzi, nel senso che ne è la più ascoltata consigliera. In un libro recente, “un’altra strada”, Matteo Renzi compie un’analisi interessante di cosa gli abbia fatto perdere il potere. Secondo il senatore toscano il suo è stato un cedimento all’ὕβϱις, il nome con cui i greci antichi chiamavano l’orgoglio spinto ai limiti della tracotanza. Non solo pensava di vincere, ma con un largo margine. Ed anche in questa vicenda consigliamo al Re Matteo e al suo cardinale di non spingersi troppo oltre nella “vendetta” contro un uomo, Conte, che nel bene e nel male è stato un loro compagno di governo e li ha accettati cordialmente e che loro hanno esecuzionato senza pietà.

Ed anche il Partito democratico sia coerente. La candidatura di Conte è, come noto, trapelata da ambienti vicini al segretario Zingaretti, ma il Pd toscano ad iniziare dal sindaco di Firenze Dario Nardella ha calato subito le sue paratie del Mose sull’Arno arrocandosi alla tesi della “madonna d’Arezzo” della primogenitura dei mitici “territori” che ci sono sempre quando non ci devono essere, vedi i guai che stanno combinando sulla Sanità e che viceversa non ci sono quando ci dovrebbero essere, vedi sempre la Sanità.

Conte non ha commentato questa ipotesi. Ma ha risposto indirettamente a Nardella quando ha detto di non essere interessato a fare il sindaco di Roma come lui digli indicava. MEB non ha alcun titolo per sindacare una sua eventuale discesa nelle terre medicee, soprattutto lei catapultata, come detto, in quel di Bolzano. Eleggere Conte, oltretutto, rappresenterebbe un fattore di sicurezza per l’esecutivo Draghi e questo Zingaretti deve averlo capito, ma siamo certi che non sia sfuggito neppure a Renzi.