Brogli elettorali a Reggio Calabria. Lo scandalo si allarga a destra. Nuovi inquisiti di FI e FdI per i trucchetti ai seggi

Nuovi inquisiti di Forza Italia e Fratelli d'Italia nell'ambito dell'inchiesta per i trucchetti ai seggi alle ultime amministrative di Reggio Calabria.

Brogli elettorali a Reggio Calabria. Lo scandalo si allarga a destra. Nuovi inquisiti di FI e FdI per i trucchetti ai seggi

Passano gli anni e le giunte ma in Calabria il malaffare non muore mai. Che le cose stiano così emerge con chiarezza dagli ultimi sviluppi dell’inchiesta sui brogli elettorali alle ultime comunali di Reggio Calabria che da una vicenda riservata al solo Partito democratico, ora con l’iscrizione nel registro degli indagati di altre quattro posizioni esonda e arriva a coinvolgere anche il centrodestra.

Già perché con l’accusa di violazione della legge elettorale sono finiti nel mirino dei magistrati, guidati dal procuratore Giovanni Bombardieri (nella foto), gli allora candidati – tutti poi non eletti – Luigi Dattola in quota Fratelli d’Italia, Giuseppe Eraclini di Forza Italia. Oltre a loro anche Giuseppe Cuzzocrea, candidato in una lista civica dello schieramento di centrosinistra a sostegno del sindaco Giuseppe Falcomatà.

Così quel che stanno scoprendo i pm, con non poca difficoltà, è che a Reggio Calabria esisteva un sistema bipartisan e trasversale che permetteva di aggiustare il voto popolare per ramazzare consensi. Il primo a finire nell’inchiesta (leggi l’articolo) è stato il numero due del Pd a Reggio Calabria, Nino Castorina, indagato in quanto pur di vincere alle elezioni comunali era davvero disposto a tutto. Addirittura a fare carte false arrivando a far figurare, tra coloro che lo avrebbero scelto, anche ultraottantenni ricoverati e, in almeno quattro casi, perfino persone decedute ben prima dell’apertura delle urne.

Comportamento non diverso da quello che il pubblico ministero Paolo Petrolo e il procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni, hanno ravvisato con Eraclini e Cuzzocrea. Entrambi, infatti, avrebbero collezionato decine di deleghe al ritiro di tessere elettorali probabilmente all’insaputa dei diretti interessati. L’incredibile inchiesta, in cui sono nove le persone finite nel mirino dei pm, è nata grazie all’intuizione di due poliziotti, in servizio in uno dei seggi allestiti per lo svolgimento del turno elettorale di settembre 2020.

Proprio davanti a loro un uomo è stato trovato in possesso di alcuni duplicati di certificati elettorali di sezioni diverse da quella dove si aggirava. Un’anomalia immediatamente denunciata e da cui è nata l’indagine che ha scoperchiato il vaso di Pandora dei brogli elettorali a Reggio Calabria. Del resto da quei semplici sospetti, presto sono arrivate le conferme dall’analisi dei registri elettorali e dalle testimonianze di anziani che, chiamati in Procura per sapere se fossero andati a votare, hanno detto di non averlo mai fatto.

ELEZIONI DA RIFARE. “Il panorama che emerge dai nuovi sviluppi della inchiesta avviata dalla Procura di Reggio Calabria in merito ai Brogli elettorali di settembre 2020 è rivoltante e disgustoso”. A dirlo è il candidato sindaco di Messina nelle ultime elezioni, Klaus Davi, secondo cui appare evidente che “il voto era inquinato trasversalmente, ma tutto ancora da chiarire è il ruolo dei mandanti di tutto questo scempio, che è il vero nodo della vicenda. Non possono avere agito solo candidati di piccolo cabotaggio dei quali non conoscevo neanche l’esistenza, siamo seri”.

“L’auspicio” prosegue Davi “è che ci siano anche approfondimenti sulla Commissione elettorale e il suo ambiguo ruolo nella vicenda. Ricordiamoci sempre i ringraziamenti del sindaco Falcomatà al presidente Campagna definito, in occasione dell’insediamento, una garanzia”. Così, conclude il politico, “alla luce di quello che sta emergendo ci domandiamo: di quali garanzie parlava il sindaco? Ricordiamoci che contestualmente Giuseppe Campagna aveva detto ai giornalisti che Klaus Davi è un incompetente”.