Brunetta rimette in bilico il Nazareno

Di Angelo Perfetti

Poteva sembrare un tema superato, non più in agenda. E invece per Forza Italia l’agibilità politica del proprio leader era e resta un punto cardine di qualunque accordo. Lo ha ribadito ieri mattina Renato Brunetta nel ‘’Mattinale’’ – la nota politica del gruppo forzista della Camera di cui Brunetta è il presidente- lega indissolubilmente l’esito delle riforme alla situazione giudiziaria di Berlusconi. ‘’Berlusconi innocente, Berlusconi riformatore. Le due cose vanno insieme. Ne emerge l’evidenza della persecuzione e della sua statura di leader. Renzi la smetta di tenere separati i due campi’’. Così scrive, aggiungendo che ‘’Berlusconi è una persona sola.
Che cosa vuol dire? Che Renzi considera Berlusconi un possibile criminale e però fa lo stesso le riforme con lui perché sono due Berlusconi diversi, quello condannato e imputato e quello probo e degno di fiducia che si impegna con lui da statista? Berlusconi è una persona sola, se Renzi ha il dubbio che possa davvero meritare undici anni di carcere, come da condanne parziali, più potenzialmente chissà quanti altri, spieghi come fa a siglare patti con lui. Non esiste. Matrimonio nullo’’. Insomma la minaccia è che in caso di condanna il tavolo delle riforme potrebbe saltare.

Il punto critico
Quello della vicenda giudiziaria di Berlusconi è oggettivamente un punto critico per la sorte del progetto della riforma. Un punto critico che si avvicina, visto che per giovedì 18 luglio si attende la sentenza d’appello per il caso Ruby, dove la procura ha chiesto la conferma della condanna in primo grado di Silvio Berlusconi alla pena di sette anni. Se così fosse verrebbero meno i servizi sociali e Berlusconi andrebbe agli arresti domiciliari e il punto interrogativo sulla riforma diverrebbe ancora più forte. Ma la fatidica data potrebbe non essere definitiva.

I tempi della Giustizia
Se venerdì prossimo, 18 luglio, la Corte di Appello di Milano confermerà la condanna per Silvio Berlusconi nel processo ‘Ruby’ e i suoi legali faranno ricorso in Cassazione, ci vorrà circa un anno prima che la Suprema Corte fissi l’udienza innanzi alla Sesta sezione penale. Il verdetto finale si prevede non prima dell’estate 2015 e, più probabilmente, ad ottobre. La conferma arriva da fonti della Suprema Corte che hanno in mano l’agenda di marcia degli ‘ermellini’. I tempi medi di fissazione di un ricorso penale si attestino in Cassazione attorno agli otto-nove mesi a partire dal deposito del ricorso. Nel caso del processo ‘Ruby’ “non c’è alcun imminente rischio prescrizione”, come invece era per ‘Mediaset’, per cui vi era stata la fissazione anticipata davanti alla sezione feriale della Cassazione. Quindi non ci saranno “corsie veloci di emergenza”. Ammettendo che la Corte di Appello, “se lavora con molta velocità”, depositi le motivazioni del processo Ruby alla fine del prossimo mese di settembre, i legali dell’ex premier avranno 30 giorni di tempo per ricorrere in Cassazione. Si arriva a fine ottobre-novembre. Calcolando gli otto-nove mesi “standard”, si giunge a ridosso dell’estate 2015 per fissare il processo. Una scadenza alla quale Berlusconi si presenterà da uomo libero. Per poco però, se arrivasse la nuova condanna.

DOPO LA RAFFICA D’INSULTI ARRIVANO LE PROPOSTE E RENZI APRE AI 5 STELLE

Di Lapo Mazzei

on tutto, forse, è perduto. Anzi, sia pur estrema con cautela, il percorso della riforme, potrebbe aver trovato la strada giusta. Per ragioni apparentemente divergenti fra loro. Il Pd, infatti, vuol servire sul piatto d’argento ciò che Matteo Renzi ha promesso agli italiani. E i renziani, ormai, sono disposti a tutto per di assecondare i voleri del loro leader. Anche a scendere a compromessi con il nemico. Anzi, con quello che dovrebbe essere il loro nemico, ma che potrebbe diventare ben presto il miglior alleato. Almeno sul tema della legge elettorale. “Gentili parlamentari del Movimento Cinque Stelle, abbiamo ricevuto la vostra risposta. Ci sembra molto interessante e vorremmo valutarla per le cose che scrivete qui, non per gli insulti che ogni giorno alcuni di noi subiscono da vostri dirigenti”, affermano nella lettera che il premier e segretario del Pd Matteo Renzi, il vicesegretario Debora Serracchiani, l’eurodeputata Alessandra Moretti e il capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, hanno inviato al Movimento 5 Stelle, “vogliamo incoraggiare quella parte di voi che – nel rispetto di un voto contrario all’Esecutivo sulle politiche economiche o sulle sue scelte di governo – ha desiderio di confrontarsi per il bene del Paese sulle regole. Come succede in tutte le democrazie mature. Quindi, noi ci siamo. Senza puntare ad altro che non sia il bene del Paese. Siamo d’accordo nell’incontrarci di nuovo e vi diamo la disponibilità per le giornate di giovedì o venerdì”.

Gli scenari possibili
Un impegno formale che apre la strada a vari scenari, compreso quello che potrebbe portare al voto all’inizio del 2015. Sempre che gli eventi non precipitino prima. La variabile del momento, infatti, è la riforma del Senato. Alla quale il Pd tiene in modo particolare mentre gli esponenti di Forza Italia vogliono varare prima che arrivavi la sentenza del processo Ruby a carico di Silvio Berlusconi. Più di esponente azzurro considera questa riforma una sorta di assicurazione sulla vita per la durata della legislatura, quindi del proprio posto di lavoro, e un’eventuale conferma della condanna a carico del Cavaliere, potrebbe indurre Berlusconi ad abbandonare tutti. Ed è questo ciò che temono veramente gli azzurri, sia i fedelissimi che i ribelli. Dal canto loro i dem, invece, confidano sulla voglia di Berlusconi di passare alla storia, ovvero come lui che ha permesso a Renzi di fare le riforme. Un quadro teoricamente complesso ma che le prossime ore potrebbero sciogliere come neve al sole.

Discussione in arrivo
A Palazzo Madama, infatti, è approdato in Aula (senza scossoni a dire il vero) il testo governativo che riforma il Senato e il Titolo V della Costituzione. La seduta di ieri si è aperta con la presentazione di due questioni pregiudiziali di costituzionalità: una è stata presentata dal M5S e l’altra da Sel e da alcuni ex senatori pentastellati. Entrambe chiedevano di non procedere all’esame del ddl ma sono state bocciate. Subito dopo è iniziata la discussione generale sul provvedimento. Gli iscritti a parlare sono 124 e perciò l’inizio del voto, già fissato per mercoledì potrebbe slittare. Non a caso si sono allungati i tempi per la presentazione degli emendamenti. La vice presidente di Palazzo Madama Valeria Fedeli ha annunciato che il termine è slittato dalle 13 alle 20 di domani. La discussione generale sul testo si è aperta con l’intervento della relatrice Anna Finocchiaro. Dettagli tecnici che lasciano presagire come si possa arrivare al voto dopo la sentenza del tribunale di Milano, a meno di clamorose sorprese.

Le fibrillazioni
Che potrebbero arrivare dalle fila di Forza Italia. Sempre in tema di riforme, un’assemblea congiunta dei gruppi Pd di Senato e Camera è in programma per stasera a Montecitorio. Alla riunione parteciperà anche il premier – e segretario del Partito democratico – Matteo Renzi. All’ordine del giorno, l’agenda delle riforme dei “mille giorni”. Resta, invece, il dissenso Forza Italia sul pacchetto delle riforme, con Daniele Capezzone che osserva come “la lettera aperta di Raffaele Fitto a Berlusconi mi pare carica di affetto e di lealtà, e soprattutto di ragionevolezza e di grande buon senso. Nessuno vuole “sabotare” le riforme: semmai, le si vorrebbe migliorare, rendendole davvero adeguate alle attese degli italiani”. E proprio per tentare di ricompattare il gruppo, Berlusconi riunirà oggi tutti i parlamentari azzurri .