Bruxelles fa sul serio. Passa la linea dura contro i paradisi fiscali. Giro di vite sulle imprese furbette. Niente aiuti a chi non è in regola

Mentre il premier olandese Rutte si permette di fare lezioncine morali all’Italia su come spendere gli evetuali fondi stanziati con il Recovery Fund, pare che dalle parti di Bruxelles stavolta facciano sul serio e si si siano decisi a lanciare un’offensiva seria contro l’evasione fiscale delle aziende e contro quei Paesi europei che le aiutano ad evitare di pagare il giusto contributo allo Stato per attirarle dentro i propri confini.

La Commissione Ue, dopo qualche anno di stallo, ha deciso di rilanciare una strategia su più fronti: con una Raccomandazione presentata ieri ha chiesto agli Stati di non concedere aiuti legati all’emergenza coronavirus alle aziende che hanno legami con i paradisi fiscali, o che hanno frodato il fisco in passato, e con una comunicazione prevista per oggi proverà a perseguire Paesi come Irlanda, Lussemburgo e naturalmente l’Olanda danno vantaggi fiscali alle aziende straniere facendo concorrenza sleale verso gli altri governi Ue. Per andare contro i soliti noti che hanno fatto del dumping accordi fiscale una vera e propria strategia di crescita, per la prima volta infatti Bruxelles ha intenzione di usare una clausola del Trattato Ue che consente di aggirare l’unanimità necessaria per le decisioni che riguardano il fisco in Europa, problema che da sempre blocca qualunque iniziativa.

Non a caso la proposta della Commissione arriva nel giorno della storica sentenza della Corte di Giustizia della Ue sugli aiuti illegali che Apple deve restituire al governo irlandese e che il Paese dal 2016 si rifiuta di recuperare. Se la Corte li confermasse tali sarebbe chiaramente l’inizio della fine anche per tutti gli altri. Ma c’è un altro aspetto che in questo momento preoccupa la Commissione Ue: in un momento di grande afflusso di aiuti di Stato all’economia, la Commissione vuole maggiori garanzie dagli Stati per evitare che il denaro finisca nelle mani sbagliate. Per questo ha esplicitamente raccomandato ai Governi di “non concedere aiuti finanziari alle imprese che hanno legami con i Paesi che figurano nella lista Ue delle giurisdizioni non cooperative a fini fiscali”.

Le restrizioni dovrebbero riguardare anche le imprese che sono state condannate per reati finanziari come frode, corruzione ed elusione degli obblighi in materia fiscale e previdenziale. “I paradisi fiscali sono il male d’Europa. Condividiamo la presa di posizione della Commissione”, ha commentato la decisione di Bruxelles Sabrina Pignedoli (nella foto), europarlamentare del Movimento 5 Stelle, da sempre in prima linea contro il dumping fiscale. E non è mancato il riferimento all’Olanda: “Una beffa per tutti i contribuenti onesti che pagano regolarmente le tasse e una forma di competizione sleale per le imprese che invece hanno la sede fiscale nel nostro continente. Il pugno duro della Commissione è un avvertimento anche per l’Olanda: se questo Paese vorrà infatti accedere ai fondi del Recovery Fund dovrà uniformarsi alle raccomandazioni di Bruxelles che prevedono il superamento della pianificazione fiscale aggressiva”.