Bufera in Campania sui centri Covid. Tre gli indagati. Accusato di turbativa d’asta anche un consigliere regionale fedelissimo di De Luca

C’è del marcio nella realizzazione di tre Covid Center in Campania. A pensarlo è la Procura di Napoli, diretta dal procuratore Giovanni Melillo, che ha iscritto nel registro degli indagati il consigliere regionale Luca Cascone, ritenuto un fedelissimo del presidente Vincenzo De Luca (il quale non risulta indagato), il presidente della Soresa, ossia la centrale appaltante per gli acquisti in sanità della Regione, Corrado Cuccurullo, il manager dell’Asl Napoli 1, Ciro Verdoliva, e la dirigente dell’ufficio di gabinetto della giunta regionale, Roberta Santaniello. A tutti loro, a seconda delle posizioni, si ipotizzano la turbativa d’asta e la frode in pubbliche forniture.

Al centro dell’inchiesta c’è l’appalto da 18 milioni di euro per la realizzazione, a Napoli, Salerno e Caserta, di centri modulari per fronteggiare l’emergenza sanitaria che stava flagellando il nord Italia e che presenterebbero, secondo i pm, alcune anomalie. Fatti per i quali i Carabinieri hanno perquisito la casa e l’ufficio del manager, sequestrando il cellulare e alcuni pc, con i pm decisi ad approfondire il ruolo svolto da Cascone durante la fase più acuta della crisi sanitaria quando, pur non avendo alcun ruolo formale all’interno dell’Unità di crisi regionale, si prodigò per mettere in contatto gli uffici con possibili fornitori di prodotti e dispositivi utili a fronteggiare la pandemia. Circostanza evidenziata pure in un esposto presentato in Procura dall’ex consigliere regionale di centrodestra Marcello Taglialatela, e peraltro mai negata da Cascone che ha sempre detto: “Mi sono reso disponibile cercando di risolvere qualche problema, agendo sempre con correttezza”. Peccato che non ne siano del tutto convinti gli inquirenti.

Proprio loro ora rileggeranno le mail scambiate tra il consigliere, i potenziali fornitori e l’Unità di crisi, per capire se siano stati commessi illeciti. Quel che è certo è che mentre la Lombardia veniva travolta dal temibile virus, la Campania viveva una situazione relativamente tranquilla. Ma per non farsi trovare impreparata ad un’eventuale crescita dei casi, viene dato il via libera ad un piano di potenziamento degli ospedali realizzandone tre temporanei e con moduli prefabbricati. Così viene predisposto il bando poi assegnato a Soresa con una procedura d’urgenza consentita dalla legge, proprio a causa dell’emergenza in corso.

Ad effettuare i lavori è stata una società di Padova, la “Manufactorimg engineering & development srl” (Med, ndr) che avevano fatto arrivare in Campania i moduli grazie ai quali sono stati realizzati 72 posti di terapia intensiva. Peccato che le cose non sono andate come programmato tanto che nei giorni scorsi Valeria Ciarambino, candidata del M5s alla presidenza della Regione Campania, ha manifestato dubbi e perplessità. “È un fatto inconfutabile che a quasi 4 mesi dal bando di gara che ne affidava alla società Med la costruzione in 18 giorni, gli ospedali modulari, due dei quali non sono mai entrati in funzione, siano serviti solo a far lievitare i consensi di De Luca, non certo a sopperire alle carenze di posti letto e strumentazioni negli ospedali pubblici della Campania” ha spiegato la Ciarambino.

Sempre secondo lei “basta pensare che quando a Mondragone è scoppiato un nuovo focolaio di contagio, i pazienti positivi sono stati portati nell’ospedale di Maddaloni perché il Covid center di Caserta, già diventato un monumento all’incuria e all’indifferenza, è inutilizzabile oltre che destinato a essere smantellato, in quanto edificato su terreni privati che la Regione non ha espropriato, ma solo requisito. Dunque, sarà tenuta a restituire l’area ai legittimi proprietari”.