Bufera sul leghista Capitanio. Su Facebook paragona chi ha manifestato a Bologna contro Salvini ai terroristi che assassinarono Biagi

La Lega torna sul luogo del delitto di Marco Biagi, il giuslavorista assassinato a Bologna nel 2002 da un commando di terroristi appartenenti alle Nuove Brigate Rosse. Una ferita aperta nella nostra storia recente, che ieri è stata riaperta in maniera strumentale e inopportuna dal deputato brianzolo Massimiliano Capitanio. Il segretario della Commissione di vigilanza Rai, il giorno dopo il successo della manifestazione delle “sardine” in Piazza Maggiore di Bologna in contrapposizione all’evento leghista del PalaDozza in sostegno della candidata del centrodestra alla presidenza dell’ Emilia-Romagna Lucia Borgonzoni, ha affidato ai social la sua riflessionesull’evento: “Questa è la Bologna di chi ieri (invano) non avrebbe voluto farci manifestare. Dopo il 26 gennaio questa Bologna sparirà del tutto”.

Ad accompagnare il post una foto della prima pagina del Corriere della sera dell’epoca con la notizia dell’assassinio del professore bolognese. La giornata era iniziata con il corteo degli antagonisti, fermati con i camion-idranti fatti arrivare a Bologna proprio in vista della manifestazione, proseguita poi con i lenzuoli anti-Salvini fuori dai balconi di alcune strade intorno al PalaDozza e con gli immancabili disagi al traffico. Episodi che nulla hanno a che vedere con il flash mob delle “sardine” indetto alle 20,30 sul crescentone di piazza Maggiore, nata sul web come pacifica opposizione all’arrivo dei leghisti, che ha raccolto oltre diecimila persone. Immediate le reazioni al post di Capitanio da parte di esponenti dem ma anche da utenti stessi del web. Non è difficile da notare infatti come si tratti di un paragone improprio.

Un vero e proprio autogoal a livello di comunicazione, considerando anche il fatto che prima di essere un deputato della Repubblica, Capitanio è un giornalista. Anche la rettifica non regge: Capitanio, travolto dalle proteste, si schernisce puntualizzando che il suo post farebbe riferimento allo striscione che invitava a colpire i leghisti e al video degli scontri con le forze di Polizia, nessun riferimento alla manifestazione di piazza. Non c’è giustificazione che tenga, associare dei manifestanti – per quanto violenti come gli antagonisti che hanno lanciato bottigliette agli agenti della polizia – agli assassini delle Brigate Rosse non è stata certo un’idea brillante.

E la toppa è stata peggio del buco: ad un utente di Facebook che gli faceva notare quanto appunto fosse fuorviante paragonare i due eventi, Capitanio ha risposto che “nell’odio di chi difende il terrorismo e lo pratica c’è il germe di queste tragedie. E ieri c’era in moltissimi di loro”. Fra i tweet di risposta la senatrice Pd Simona Malpezzi, pone l’accento anche sull’episodio Segre : “Davvero questo è il modo – sottolinea – in cui la Lega intende proporsi agli italiani? Rifiutando di applaudire una superstite dell’Olocausto, tollerando i movimenti neofascisti e, nel frattempo, accostando in modo strumentale manifestazioni di piazza di dissenso al terrorismo?”. Per non farsi mancare niente, infine, il leader della Lega ha commentato pure la sentenza sull’omicidio di Stefano Cucchi: “La droga fa male sempre, e, comunque, io combatto la droga in ogni piazza”. Peccato che ad ammazzarlo, siano state le botte dei carabinieri. Non la droga.