Candidature e terzo mandato, riparte la rissa tra Lega e FdI

Anche se la Lega nega Fratelli d'Italia accusa l'alleato di aver promosso il voto disgiunto in Sardegna.

Candidature e terzo mandato, riparte la rissa tra Lega e FdI

Tutti a destra giurano e spergiurano che il governo è assolutamente solido. E che il voto in Sardegna, che ha visto trionfare la candidata del centrosinistra Alessandra Todde, non lascerà strascichi. Ma in maggioranza è già iniziata la resa dei conti. “Il Governo è assolutamente saldo”, afferma il leader della Lega, Matteo Salvini. “Non si è vinto, ne terremo conto ma questo non ha alcun effetto sulla tenuta del governo”, dice il leader di Forza Italia, Antonio Tajani. “Se vi avanza qualche soldo da investire bene in una nazione seria, con un governo longevo – si concede il lusso di scherzare la premier – ci sarebbe questo BTp Valore a cui mi permetto di fare pubblicità…”.

Anche se la Lega nega Fratelli d’Italia accusa l’alleato di aver promosso il voto disgiunto in Sardegna

Addirittura i tre escono con una nota congiunta in cui ribadiscono il concetto. Dalle elezioni sarde, scrivono Meloni, Salvini e Tajani, “non emergerebbe in Sardegna un calo di consenso per il centrodestra. Ma rimane una sconfitta sulla quale ragioneremo insieme per valutare i possibili errori commessi. Continueremo a lavorare imparando dalle nostre sconfitte come dalle nostre vittorie”. Ma al di là delle dichiarazioni d’ufficio volano gli stracci. A Salvini scappa di dire che “quando cambi un candidato in corsa è più complicato. Vale anche per un sindaco. Ma non sarò mai quello che, quando le cose vanno bene, è merito mio e quando le cose vanno male è colpa degli altri”.

Il riferimento è a Meloni che ha imposto il candidato in Sardegna: Paolo Truzzu al posto del governatore uscente Christian Solinas, leader del Partito sardo d’azione e sostenuto dalla Lega. Rilancia il vice di Salvini: “Il popolo sardo non ha capito il criterio dei rapporti di forza”, dice Andrea Crippa. Sullo sfondo rimane la battaglia sul terzo mandato su cui a maggior ragione ora la Lega non ha intenzione di mollare. “A me non risulta sia chiusa la questione del terzo mandato”, dice il presidente del Veneto Luca Zaia, interessato in prima persona dalla questione per le elezioni che si terranno il prossimo anno nella Regione che governa. Salvini ha tutta l’intenzione di riproporre nell’aula del Senato l’emendamento che salva il suo governatore e che è stato bocciato in commissione.

Ma bisogna superare il muro degli alleati. La sconfitta in Sardegna non farà cambiare idea a Fratelli d’Italia che in Veneto vuole piazzare un suo uomo e nemmeno a Forza Italia. “Sarà la Lega a decidere cosa vuole fare, se ripresentare” in Aula “come regolamento consente” l’emendamento ma “il voto in commissione mi sembra già molto molto netto, 16 a 4. Credo che l’Aula non possa che replicare quanto già successo in commissione”, ha tagliato corto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. A questo si aggiunga che se FdI ha sbagliato candidato in Sardegna, questo non basta a sedare l’ira montata nel partito di Meloni per i sospetti sull’effetto del voto disgiunto di chi ha lasciato il segno sul simbolo della Lega ma non su Truzzu.

La destra poi, anche se cerca di minimizzare sul voto sardo, teme l’effetto domino nelle prossime competizioni elettorali. E sulle candidature i leghisti non vogliono più imposizioni. Per la Basilicata si starebbe chiudendo sul governatore uscente Vito Bardi di FI (“Non ci sono preclusioni di FdI”, assicura Giovanni Donzelli), anche se nella Lega sono convinti di avere “alternative valide”.