È caos sul Quirinale. Si abbassa il quorum ma si allontana l’intesa. Il Centrodestra si astiene. Il Pd esclude che l’elezione del presidente avvenga oggi

Il Centrodestra si astiene al quarto scrutinio per il Quirinale. Il Pd esclude che l'elezione del presidente avvenga oggi.

È caos sul Quirinale. Si abbassa il quorum ma si allontana l’intesa. Il Centrodestra si astiene. Il Pd esclude che l’elezione del presidente avvenga oggi

Voci di corridoio che si sono susseguite per tutta la giornata, poi la lunga notte di trattative in vista del quarto scrutinio che, come da tradizione, è stato spesso decisivo nelle elezioni del Presidente della Repubblica. Sono ben quattro i presidenti eletti in questa votazione, nella quale scatta l’abbassamento del quorum necessario all’elezione dai due terzi dei primi tre scrutini alla maggioranza assoluta, ossia Luigi Einaudi nel 1948, Giovanni Gronchi nel 1955, Giorgio Napolitano nel 2006 e Sergio Mattarella nel 2015.

Un copione che questa volta non sembra destinato a ripetersi visto il perdurare di divisioni e contrasti che lacerano la politica e che potrebbero portare a ulteriore caos. Che questo quarto scrutinio è particolarmente importante lo si percepisce dai frenetici vertici dei partiti che sono iniziati nel pomeriggio e si sono susseguiti freneticamente per tutta la notte. Ma che la situazione è in stallo lo si percepisce dalle parole di Enrico Letta che nel vertice Pd ha detto che anche oggi voteranno scheda bianca e che la giornata decisiva sarà domani.

Così, stando alle parole del segretario dem, la quinta votazione potrebbe essere quella giusta con un nome che faccia da sintesi tra le diverse posizioni e che sia “legato alla tenuta del governo”. Resta il fatto che la situazione è tanto imprevedibile quanto in rapida evoluzione tanto che, a tarda sera, è iniziata la solita girandola di nomi che si sono affiancati a quello della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Le new entry sono state quella dell’ex giudice della Corte Costituzionale, Sabino Cassese, e quella dell’ex presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini. Se il primo nome ha immediatamente sollevato il più classico dei polveroni, soprattutto per la forte contrarietà dei 5 Stelle, tanto da spingere la Lega di Matteo Salvini a negare tale eventualità, sul secondo nome le reazioni sono state ben diverse. Casini, infatti, è un nome su cui potrebbero convergere sia il centrodestra che il Partito democratico mentre è incerta la posizione del Movimento 5 Stelle.

LA TENTAZIONE. Quel che è certo è che con la partita ancora tutta da giocare, questa è l’occasione per portare a casa il risultato visto che, per arrivare all’elezione del prossimo presidente, basteranno 505 voti su 1009. Per questo la tentazione del centrodestra potrebbe essere quella di forzare la mano e andare alla conta su un nome come quello della Casellati, o su un altro candidato, su cui far convogliare i voti di Iv e di parte del gruppo Misto. Oppure, come pare, astenersi per contarsi.

In questo scenario, il centrosinistra sarebbe chiamato a proporre un nome capace di sottrarre voti ai rivali dato che, numeri alla mano, quest’ulimi sono ben più vicini a raggiungere il fatidico quorum di 505 grandi elettori. Manovre che, stando a quanto emerge in questa delicata vigilia, sembrano destinate al più classico nulla di fatto con cui creare ulteriore caos.