Tre anni di carcere per una vignetta. E addio alla modernità dell’Islam. Italo-marocchina in cella per un post su Facebook. La condanna è per vilipendio della religione

Una giovane Italo-marocchina è finita in cella per un post su Facebook. La condanna è per vilipendio della religione.

Tre anni di carcere per una vignetta. E addio alla modernità dell’Islam. Italo-marocchina in cella per un post su Facebook. La condanna è per vilipendio della religione

Può una vignetta postata su Facebook nel 2019 e poi subito rimossa portare all’arresto di una giovane italo-marocchina ed alla condanna a tre anni di carcere? La risposta sembra scontata, eppure è quanto, incredibilmente, successo a Fatima (nome di fantasia). Una ragazza di appena 23 anni, nata in Italia, in provincia di Monza, da genitori marocchini e poi trasferitasi a Marsiglia per proseguire gli studi universitari.

BRUTTA SORPRESA. Era tornata nel suo paese di origine per passare le vacanze con una parte della famiglia di origine in occasione del 21 luglio quando si festeggia il Sacrificio, una delle massime ricorrenze dell’Islam, ma è stata arrestata. Ora si trova nel carcere dell’Oudaya a qualche chilometro da Marrakech, con una condanna a tre anni e mezzo sulle spalle per vilipendio alla religione, aggravata dalla diffusione via social media. L’episodio scatenante è accaduto nel 2019. Quando Fatima pubblicò sul suo profilo Facebook una vignetta – intercettata da un’associazione a carattere religioso che ha sporto denuncia – che descriveva il versetto coranico Kautar, quello in cui si obbligano i musulmani al sacrificio, come “versetto del whiskey”. Un’ironia evidentemente non colta dal pubblico di Facebook, che l’ha ricoperta di insulti, e giudicata offensiva della cultura musulmana.

DURA LEX. A nulla è servito rimuovere immediatamente il post. Infatti lo scorso 20 giugno la ragazza è stata fermata a Rabat e immediatamente trasferita all’aeroporto di Marrakech. Nella città dove in questi due anni è stato formalizzato il dossier dell’accusa, è rimasta a disposizione dell’autorità giudiziaria per l’inchiesta. Nulla poteva far immaginare un epilogo così severo: l’avvocato, cui la giovane si era rivolta l’aveva tranquillizzata.

Il 28 giugno, invece, la sentenza di condanna a 3 anni e mezzo e 50 mila dirham di multa, circa 4.800 euro, l’ha portata direttamente in carcere. Una pena esemplare, per quanto riguarda la detenzione, quasi il massimo (5 anni) previsto per questo reato. Il padre che era rimasto in Francia l’ha raggiunta ieri. All’avvocato che ha potuto farle visita in carcere ha negato di avere scritto quel messaggio, lo avrebbe ricevuto da suoi contatti e riportato su Facebook.

SI MUOVE LA FARNESINA. L’ambasciata italiana in Marocco segue da vicino il caso ed è stata avanzata la richiesta per una visita consolare nel penitenziario di Marrakech alla ragazza che ha il doppio passaporto, come spesso capita per i marocchini residenti all’estero. Non è il primo caso, certamente. Ma è l’ennesima dimostrazione di quanto la cultura e religione islamica sia insidiosa nei confronti di chi sceglie uno stile di vita occidentale. Non sono mancate le reazioni da parte del mondo della politica.

“Su questa vicenda è calato un silenzio surreale, dai sostenitori dell’Islam nemmeno una parola. Il Governo si mobiliti e riporti a casa questa giovane italiana”. Così Gabriella Giammanco, vicepresidente di Forza Italia in Senato. L’Italia, “e tutta l’Europa, si attivino per ottenere l’immediata scarcerazione e il ritorno a casa della ragazza”. Lo chiede Gianna Gancia, eurodeputata della Lega. “Senza entrare nel merito delle accuse e delle eventuali responsabilità su questa vignetta – prosegue Gancia – siamo di fronte ad un fatto gravissimo. Non possiamo accettarlo, pretendiamo per Fatima la stessa mobilitazione avvenuta per Patrik Zaki. Anche l’Europa deve mobilitarsi”.