CasaPound, partigiani e nemici del Parlamento. Tutti i deliri della Boschi sul referendum

Negli ultimi 3 mesi, nella campagna per il referendum sulla riforma costituzionale, il ministro Maria Elena Boschi le ha sparate di tutti i colori.

Va bene la tensione in vista di un appuntamento decisivo per la tenuta del Governo. Ed è comprensibile la fibrillazione derivante da sondaggi non proprio confortanti. Ma è un fatto che negli ultimi tre mesi, nell’ambito della campagna per il referendum sulla riforma costituzionale, il ministro Maria Elena Boschi le abbia sparate di tutti i colori. La prima scivolata risale al 7 maggio. In quel di Desenzano del Garda, in provincia di Brescia, la ministra cerca i primi argomenti convincenti per spingere gli italiani a votare sì alla consultazione di novembre. “Sappiamo che parte della sinistra non voterà le riforme costituzionali”, esordisce in quell’occasione la Boschi, che aggiunge che coloro che voteranno no “si porranno sullo stesso piano di casa Pound e noi con casa Pound non votiamo”. Apriti cielo. Il successivo 9 maggio alla direzione del Pd volano gli stracci.

ASSALTO – L’ex candidato alla segreteria Gianni Cuperlo, esponente della minoranza di partito, va all’attacco proprio sull’accostamento ardito della Boschi. “Ho atteso come un atto dovuto la smentita di una ministra che, parlando della Costituzione, avrebbe posto quella sinistra pronta a dire no sullo stesso piano di Casa Pound”. Smentita che non solo non c’è, ma lascia lo spazio a un contrattacco della Boschi: “E’ un dato di fatto”. Arriviamo al 22 maggio. In quel momento l’Anpi, l’Associazione nazionale dei partigiani, prende posizione a favore del no al referendum. La Boschi, che è la ministra delle riforme, evidentemente si sente colpita e reagisce. Anche qui perdendo un po’ troppo le staffe. “Come direttivo nazionale l’Anpi ha sicuramente preso una linea”, esordisce la ministra, che subito dopo si lancia su un terreno sdrucciolevole: “Poi però ci sono molti partigiani, quelli veri che hanno combattuto, e non quelli venuti poi, che voteranno sì alla riforma costituzionale”. La sintesi è che chi voterà no non è un vero partigiano. L’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani non crede alle sue orecchie: “ Come si permette le ministra Boschi di distinguere tra partigiani veri e partigiani finti? Chi crede di essere?”.

ULTIMO ATTO – Per non parlare di quello che è successo martedì scorso, 9 agosto. Sempre più in preda al nervosismo la Boschi interviene a Roma. Dopo aver ricordato l’impegno notevole derivante dal rispetto dall’art.138 della Costituzione, la ministra spiega che secondo lei questo “è un elemento di forza anche rispetto a chi propone di votare no buttando via due anni di lavoro e di ricominciare daccapo immaginando che ci sia una maggioranza per una riforma diversa. Ma questo vuol dire non rispettare il lavoro che il parlamento ha fatto”. Anche qui la sintesi è che chi voterà no non rispetta il parlamento. E così, di gaffe in gaffe, pare che la Boschi abbia innervosito anche Matteo Renzi. Che aveva scelto lei per defilarsi dal piano comunicativo. Ma che forse ha sbagliato.

Tw: @SSansonetti