Casini nella cuccia di Dudù

di Stefano Di Michele per Il Foglio

Si annunciano momenti difficili, per i vitelli grassi – a voler essere evangelici, a voler essere convenientemente scaltri. E prima di tutti il Cav. si è immediatamente riposizionato come uomo di parabola, che pur avendo i chili in eccesso portati a smaltimento in beauty farm (tanto i suoi, quanto quelli del consigliere Toti) spalanca le porte e ordina di imbandire la tavola: “Era perduto ed è stato ritrovato”.
Per la verità, poi, non è che Pier Ferdinando Casini si smarrisca facilmente come ovino tra altri cento, da andare a recuperare con periglio tra rovi e rocce, e la possibilità di ritrovarselo sull’uscio è sempre stata piuttosto alta. Ma ecco: quelli che erano rimasti nella casa forzista del padre, come il fratello della parabola, all’idea rumoreggiavano, al proposito si opponevano, alla prospettiva si alteravano.

Ma il Cav. no, anzi il Cav. tutti ha sorpreso – “non ho condiviso gli attacchi” a Pier, anzi “il suo ritorno nell’area dei moderati è da sempre stato da me auspicato e del quale non posso che essere lieto”.

Più che la passione poté forse la nuova legge elettorale, un ventennale perdersi e ritrovarsi (nelle foto in bianco e nero dell’inizio, così tanto negli anni affondano i destini, il Cav. non ha ancora i capelli e Pier ha ancora i capelli neri) che inevitabilmente a più di un Ulisse vagante per mari estremi farà accelerare i colpi di remi verso Itaca.
Con scaltrezza democristiana – avendo peraltro definitivamente cementato la lapide della chimera scudocrociata che periodicamente dovrebbe spiccare il volo – Casini si è fatto presente all’uscio berlusconiano attraverso il pertugio giornalistico di Largo Fochetti, associandosi nei pressi del citofono ad Alfano e Toti e Fitto, invidiando a Renzi i vent’anni in meno, ma sostanzialmente di ritorno da dove fuggì si tratta.

La scaltrezza sta soprattutto nell’aver per primo segnato la strada che registrerà nelle prossime settimane deciso affollamento – o tale percorso o lo spavento dell’irrilevanza politico-parlamentare. Più che strategie programmatiche da discutere, si tratta di decidere quando farsi coraggio e avviare il primo passo.
Così sarà per Alfano – il cuore del Cav. ancora sussulta al nome, avendolo al momento fuori casa a fare quella specie di Erasmus governativo del Ncd. Ma se la legge elettorale quella sarà – e se l’intesa con Renzi regge (e la reciproca convenienza dice che reggerà: un collare non troppo agevole è tentazione che la governabilità santifica) – qualche inversione a “U” sarà inevitabile.

L’epica dei quarantenni ha avuto felicissima stampa, ma si tratta pure di arrivare (politicamente) ai cinquanta – per non dire dei settantenni come l’antico La Russa, che a proposito di fratelli li ha già stampati nel provvisorio logo. Non solo al desco del Cav. – che agli sfottenti suoi fedelissimi ha dato disposizione a mostrarsi animati da fraterna attesa per il ritorno – si preparano degni (ri)accoglimenti. Pure a quello di Renzi – seppure più parco, con tovaglioli di carta e magari col supporto di qualche pagnottella targata Eataly – c’è una certa vigile attesa.
Del compagno Nichi Vendola, in particolare. Dal gran poetare, da una mistica rosso-pasoliniana che un po’ la corda mostra – tra l’Ilva e i cattivi sondaggi – ora la questione si è ridotta verso quale spiaggia dirigere l’approdo. “Il Pd non è il mio destino”, ha detto Nichi giorni fa. “Sono il nostro interlocutore, non la nostra resa”. E infatti (disgraziatissima metafora del vitello grasso a parte) né il Cav. né Matteo pubblica resa chiedono o vogliono. Nessuno avrà apparentemente da chinare il capo, anzi danze e brindisi accoglieranno gli smarriti che furono, i fuggitivi che andarono, i figlioli che con anticipo chiesero la loro parte di eredità. “Era perduto ed è stato ritrovato”.

Per Vendola, addirittura, si è parlato di apposito emendamento, apposita normativa, per consentire al primo partito coalizzato che non raggiunga la soglia di sbarramento di entrare in Parlamento. Pure perché la famosa lista Tsipras è a rischio scarto: Spinelli e Flores se la coccolano con la ninna nanna della società civile, che fa già apparire l’immissione dei compagni di Sel sorta di lista Ingroia di non felicissima memoria. Ci sarà molto tornare, dopo tanto andare – e s’ode sullo sfondo: “‘sta casa aspetta te”.