Casini per riemergere affonda l’alleato Monti

di Lapo Mazzei

Perché Casini – Pier Ferdinando s’intende – è così. Quando è in sella ama prendere tutti sottobraccio e passeggiare con l’amico di turno, in maniera ostentata, al centro del Transatlantico – al Senato, peccato per lui, le camminate sono più brevi e meno disinvolte – e fumare un enorme sigaro cubano. Simbolo fallico, dicono gli psicologi. Dicono, chissà se è vero. Quel che è certo è che, molto morettianamente, Pier Furby (come lo ha ribattezzato Dagospia) ama ripetersi: mi si nota di più se vado o non vado, o se vado e sto fermo? Per l’ex leader dell’Udc l’apparire è tutto. Anche perché le stagioni della politica non hanno la stessa scansione di quelle climatiche. E non è sovrapponibile nemmeno lo spazio-tempo.

I 365 giorni che contraddistinguono il nostro calendario, applicati alla res pubblica, diventano 600, a volte 800. Tutto dipende dalla durata di una legislatura. L’orologio dei leader di casa nostra, ma non solo quelli, ha lancette diverse da quelle dei segna tempo dei comuni mortali. Frenano o accelerano a seconda delle alleanze o delle rotture. E Casini, forse, più di altri sarà registrare questi cronografi. Ballerino di prima fila ai tempi della Dc. Amante focosa con Silvio Berlusconi regnante, primo della classe con Mario Monti a Palazzo Chigi. Ogni stagione ha il suo costume. La stessa cosa, invece, non è affatto riuscita al Professore della Bocconi, stregato sulla via di Palazzo Chigi, per essere poi crocifisso su MonteCitorio, sede della Camera dei Deputati. Fra coloro che hanno scagliato la prima pietra, sorta di nemesi storica della politica italiana, c’è anche Casini. Piccolo flash back, ad uso e consumo del lettore più distratto. Domenica 7 aprile il Corriere della Sera apparecchia una pagina, fatta a sua immagine e somiglianza, per far dire a Pier Furby che l’ex presidente del Consiglio ha sbagliato tutto. “Non sono deluso da Monti, ma da una scelta cui anche io ho concorso e che si è rivelata sbagliata.

Abbiamo cambiato noi stessi i connotati di Monti: da servitore dello Stato, da Cincinnato che era, abbiamo pensato potesse essere l’uomo della Provvidenza per l’affermazione del centro” afferma l’ex leader dell’Udc nell’intervista confezionata da Aldo Cazzullo, “ora comincia una nuova stagione. E’ evidente che la prossima volta dovremo schierarci”. Ecco come si serve un uno-due in politica. Con il destro stendo l’amico che non serve più, con la sinistra stringo la mano all’ex nemico – Silvio Berlusconi- tornato amico. Dunque utile. Perché Casini, conoscendo come si evolvono le stagioni della politica, ha capito che il Professore sarà pensionato, magari in Europa, Scelta civica sarà risucchiata dal Pd e dal Pdl mentre Berlusconi continuerà a tenere in mano i dadi, concedendo al Letta del momento, Enrico non Gianni, un turno di scommessa. Per questa ragione Pier Furby ha riannodato il filo del discorso con il Cavaliere. Sempre in quella famosa intervista (occhio alla data: 7 aprile) l’esponente centrista auspicava “‘un patto leale tra Bersani e Berlusconi per rimettere in moto la politica”, che “davanti all’Italia vera è in un ritardo inammissibile”. Sfera di cristallo o lavoro diplomatico sotterraneo? Votiamo per la seconda, ovviamente. Tanto che i frutti dovremmo vederli già nei prossimi giorni. Per Casini si parla di una presidenza di commissione (in mancanza di meglio…) in modo da legittimare il titolo di presidente, l’uso dell’auto blu e una segreteria a disposizione. Per il fedelissimo Roberto Rao, invece, trombato alle ultime elezioni dopo una stagione da deputato, si prospetta un posto da sottosegretario, con l’avallo del Pdl. Mario Monti, invece, dopo aver dissanguato il Paese con l’Imu che adesso tutti disconoscono (dov’erano piddini e piddiellini quando l’hanno votata in Parlamento?), e salvato le banche, si ritrova in panchina. Senza un mister disposto a farlo scendere in campo e con la squadra in fibrillazione. Del resto non è un mistero che dentro Scelta Civica, movimento dal quale stesso Monti si è defilato, non tutti sono contenti della “rappresentanza” al governo. Non nasconde la delusione, per esempio, il deputato Andrea Romano, espressione della componente di Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo dentro Sc. Romano ha criticato apertamente la scelta dei ministri presentati dal suo movimento per partecipare al Governo Letta: “Scelta Civica si è proposta in campagna elettorale come una forza di riformismo radicale, mentre ora rischia di vivacchiare come una piccola forza moderata stile Udc, in un governo innovativo Sc dà un messaggio antiquato”. Il riferimento è ai ministri Enzo Moavero e Mario Mauro, quest’ultimo tra l’altro ex parlamentare Pdl. Più soft la posizione di Linda Lanzillotta, che sposta il tiro sulla “missione politica di Scelta Civica, attorno alla quale c’è anche il senso della partecipazione al Governo Letta”. E i centristi? Nonostante alle elezioni abbiano pagato il prezzo più alto, l’emorragia di voti è stata paragonata ad una “donazione di sangue”- espressione usata dallo stesso Casini- prevale l’ottimismo. Dice Rocco Buttiglione: “La formazione del Governo Letta è una nostra vittoria”. Et voilà, Casini vince e Monti perde. Anche quando le stagioni della politica sono confuse, mischiate fra loro.