Caso Almasri, i giudici smontano la difesa del governo

Sul caso Almasri il Tribunale dei ministri smonta la difesa del governo, mentre Meloni continua a parlare di disegno politico delle toghe.

Caso Almasri, i giudici smontano la difesa del governo

Nel caso Almasri “la sussistenza dello stato di necessità, come enunciato dall’articolo 25 del ‘Responsability of State for Internationally Wrongful Acts 2001’ della International Law Commission delle Nazioni Unite, legittima sul piano del diritto interno le condotte di tutti i rappresentanti del governo italiano coinvolti nel presente procedimento”. È quanto scrive il governo nella memoria difensiva inviata il 30 luglio scorso al Tribunale dei ministri sulla vicenda Almasri.

La difesa del governo: salvaguardato l’interesse nazionale

Dunque, dopo che i legali del governo avevano avuto modo di visionare gli atti. La norma citata fa riferimento al codice di diritto internazionale sulla responsabilità degli Stati su atti illegittimi che giustifica – come nel caso citato nella memoria difensiva – l’illiceità di una misura per salvaguardare un interesse essenziale dello Stato da un pericolo grave e imminente.

Ma non la pensano così evidentemente i giudici. I reati contestati sono di omissione di atti di ufficio per il ministro della Giustizia Carlo Nordio, concorso in favoreggiamento per i ministri Matteo Piantedosi e Nordio e per il sottosegretario Alfredo Mantovano, concorso in peculato per Piantedosi e Mantovano.

Un esposto alla Procura di Roma contro l’archiviazione della premier Giorgia Meloni

Un esposto alla Procura di Roma contro l’archiviazione della premier Giorgia Meloni e azioni legali nel caso di negata autorizzazione a procedere nei confronti di Nordio, Piantedosi e Mantovano, è quello che invece ha in mente l’avvocata Angela Maria Bitonti, legale di Machogbe Fatim Kane, una donna ivoriana vittima di Almasri.

Archiviare la sua posizione e chiedere l’autorizzazione a procedere per i ministri è “surreale” perché “i miei ministri non governano a mia insaputa, io non sono Alice nel Paese delle Meraviglie, sono il capo del governo e non sono neanche, diciamocelo, un Conte qualsiasi che faceva finta di non sapere che cosa facesse il suo ministro degli Interni”, ha detto Meloni.

Nuovo attacco alla magistratura

La premier è tornata ad attaccare le toghe: “Vedo un disegno politico – ha detto – intorno ad alcune decisioni della magistratura, particolarmente quelle che riguardano i temi dell’immigrazione, come se in qualche maniera ci volesse frenare la nostra opera di contrasto all’immigrazione illegale”. I lavori nella Giunta per le autorizzazioni della Camera si chiuderanno entro il prossimo mese e la relazione approderà in Aula in una data che potrebbe essere intorno al 4 ottobre.