Caso Cucchi, troppe falle. Verso inchiesta bis

dalla Redazione

Prende quota l’ipotesi di un’inchiesta bis per fare chiarezza sulla morte di Stefano Cucchi. Una morte con ancora troppi interrogativi. La conferma della notizia arriva dalla sorella di Stefano, Ilaria, che ha incontrato il procuratore generale di Roma, Giuseppe Pignatone. “Il procuratore Pignatone si è impegnato a rivedere tutti gli atti sin dall’inizio. Mi aspetto che mio fratello Stefano, morto per ingiustizia, abbia giustizia. Basta vedere questa foto e riflettere. Stefano è stato pestato e noi familiari ci aspettiamo che il procuratore Pignatone assicuri i responsabili alla giustizia”. Il legale della famiglia ha spiegato che una nuova inchiesta potrebbe portare i suoi frutti solo cambiando “finalmente il capo di imputazione e cioè a contestare l’omicidio preterintenzionale, a considerare la morte come conseguente alle lesioni”.

ILARIA QUERELATA
Il sindacato di polizia penitenziaria Sappe ha querelato Ilaria Cucchi. Lo rende noto lo stesso sindacato in una nota, in cui afferma: “Dopo essersi improvvisata aspirante deputato prendiamo atto che Ilaria Cucchi vorrebbe ora vestire i panni di pm magari consegnando quelli da giudice al suo difensore per confezionare una sentenza sulla morte del fratello Stefano che più la soddisfi”.

LO SFOGO SU FACEBOOK
“Abbiamo vinto Stefano. Abbiamo vinto! Mi parlavano di morte naturale. Mi parlavano di te che ti eri spento. Abbiamo vinto. Hanno perso loro. Non noi”. Così scrive Ilaria Cucchi sul suo profilo Facebook. “Non ci siamo arresi ed abbiamo vinto. Sono loro ad aver perso. Loro che non sono nemmeno capaci di dirci chi è stato a ridurti così. La giustizia non è per te. Non è per noi. Ma oramai tutti sanno e tutti hanno capito. Abbiamo vinto”, scrive ancora la sorella di Stefano, il geometra deceduto il 21 ottobre del 2009 all’ospedale Sandro Pertini, una settimana dopo il suo arresto per possesso di droga. E per cui la sentenza del processo d’appello ha assolto tutti gli imputati del processo d’appello. In primo grado erano stati condannati i medici. Sulla vicenda prende posizione anche Magistratura democratica: “Cinque anni e due gradi di giudizio non hanno consentito di accertare responsabilità penali per la morte di Stefano Cucchi e tuttavia è stato provato in giudizio che egli fu vittima di violenza mentre si trovava in stato di arresto. E’ una sconfitta per lo Stato, che può privare della libertà personale chi sia gravemente indiziato di un reato, ma ha il dovere indefettibile di garantirne l’incolumità”.