Caso Diciotti, per il filosofo Becchi chi vota sì all’autorizzazione a procedere contro Salvini non capisce la Costituzione. “Dai giudici una decisione politica. La sovranità appartiene al popolo”

Intervista al filosofo ed ex ideologo dello stesso M5S Paolo Becchi

“Quella a cui stiamo assistendo sul caso Diciotti è una grande invasione di campo da parte della magistratura. Chi è per il sì all’autorizzazione a prescindere, anche dentro il Movimento, vuol dire che non ha il senso della Costituzione”. Come sempre, non ha peli sulla lingua Paolo Becchi, filosofo ed ex ideologo dello stesso Movimento cinque stelle. “Il problema fondamentale – spiega il professore – è: chi è il sovrano? Chi è che alla fine dei conti decide?”.

Ci dica lei.
“Il sovrano dovrebbe essere chi esercita il potere all’interno di un sistema democratico, per cui le scelte sono rese esecutive da un governo; dunque la valutazione degli atti politici non spetta ai magistrati. C’è stata una pesante invasione di campo, che poi a pensarci bene nel nostro Paese non è una novità”.

Insomma, lei crede che bisognerebbe votare contro l’autorizzazione a procedere per Salvini.
“Che sul caso Diciotti ci sia stato un atto politico, è fuor di dubbio. C’è stata una decisione collegiale, sulla base di una scelta politica di un intero Governo. E questo spiega perché siano state ammesse le memorie di Conte e di Di Maio. I politici possono essere ovviamente contrastati all’interno del Parlamento, ma non dalla magistratura”.

Crede che in qualche modo i giudici abbiano assunto una decisione politica?
“Il dubbio è che, poiché non si è riusciti a bloccare per vie politiche la decisione del Governo, sia intervenuta la magistratura. È questo il dato di fatto inaccettabile. Il Senato dovrebbe assumere una posizione molto chiara a riguardo: “non diamo l’autorizzazione alla magistratura””.

Non tutto il Movimento, nonostante sia in maggioranza, la pensa così, però.
“Alcuni continuano a dire: “Noi come Movimento non l’abbiamo mai fatto, siamo sempre stati contro la magistratura”. Ma questo è un vostro problema e che, peraltro, non sussiste”.

In che senso?
“Il Movimento 5 stelle non è più quello di una volta. Non ha senso dire che il Movimento deve mantenere la sua posizione originaria: ma quale posizione originaria? Hanno già cambiato tutto. Il Movimento dello tsunami tour non esiste più, è morto”.

E cosa c’è al suo posto?
“Ha assunto una posizione governista, è completamente entrato nei meccanismi della democrazia rappresentativa. Li potranno ovviamente cambiare, ma per ora questo è il sistema. Ora agisca come un partito: se non vuole mettere in difficoltà il Governo, l’unica cosa da fare è votare contro l’autorizzazione a procedere”.

Che comunque a suo avviso è la scelta più sensata, mi par di capire.
“Assolutamente sì: chi dice sì a prescindere, non ha senso della Costituzione. Il Movimento dovrebbe riflettere sul fatto che questa situazione è unica: un conto è mettere sotto accusa un parlamentare o un ministro per atti di corruzione; altro è mettere in discussione l’operato di un ministro nell’ambito delle sue funzioni. Coloro che richiamano la prima posizione vivono in un’ottica che non esiste più”.

Alcuni senatori, però, a cominciare da Morra, hanno rilasciato dichiarazioni in cui dicono che bisognerebbe votare sì all’autorizzazione.
“Guardi, Morra era uno degli astri nascenti del primo periodo del Movimento. Mi pare che ormai si faccia sentire con queste dichiarazioni giusto per far presente che lui esiste ancora. E ovviamente i giornali gli danno spazio. Non mi pare una posizione realmente rilevante all’interno del Movimento cinque stelle”.