Il caso Paragon si trasforma giorno dopo giorno in un processo indiretto contro il Copasir. L’organo parlamentare che dovrebbe vigilare sui servizi segreti italiani ha licenziato una relazione che ora viene smontata dalla stessa azienda israeliana produttrice dello spyware Graphite.
La relazione Copasir: tutto regolare, nessun colpevole
Il 5 giugno 2025 il Copasir approva all’unanimità la sua relazione sullo scandalo. Secondo il documento, il direttore di Fanpage Francesco Cancellato “non è stato sottoposto ad alcuna attività di intercettazione da parte dei servizi italiani” con il software Paragon. Gli accessi ai database di Aise e Aisi, le due agenzie di intelligence italiane, non avrebbero rilevato attività contro il giornalista. Anche le Procure non avrebbero emesso alcun decreto di autorizzazione. Il caso viene liquidato come una possibilità remota di azione da parte di “servizi stranieri” o “entità private” mai identificate.
A fronte delle notifiche di compromissione ricevute da Cancellato da Meta e Apple, il Copasir ipotizza persino un possibile “errore tecnico”, malgrado l’intervento di Citizen Lab — ignorato o minimizzato — che aveva certificato l’infezione del dispositivo con tecniche riconducibili proprio al software Graphite.
La ricostruzione di Paragon: è stato il governo italiano a fermare tutto
Ora arriva la smentita secca. Paragon Solutions, l’azienda israeliana, diffonde una nota: “Abbiamo offerto al governo e al Parlamento italiano un modo per determinare se il nostro sistema fosse stato usato contro il direttore di Fanpage in violazione della legge italiana e dei termini contrattuali. Le autorità italiane hanno scelto di non procedere”.
Non solo. Paragon precisa che la rescissione del contratto non è frutto di un accordo con i servizi italiani, come affermato dal Copasir, ma una scelta autonoma dell’azienda “alla luce del rifiuto del governo italiano di procedere alle verifiche”.
I due pesi usati dal Copasir
La relazione del Copasir sul caso Paragon genera ancora più dubbi se confrontata con la gestione dell’altro fronte dell’inchiesta: quello sugli attivisti di Mediterranea Saving Humans. In quel caso, le intercettazioni — autorizzate prima dal governo Conte II nel 2020, proseguite sotto Draghi e Meloni fino al maggio 2024 — sono state pienamente riconosciute come legittime, persino dopo l’autorizzazione all’uso di Graphite dal 5 settembre 2024 sotto il governo Meloni, su iniziativa del sottosegretario Mantovano.
Mentre per gli attivisti Mediterranea viene certificata la legittimità dello spionaggio, nel caso dei giornalisti il Copasir preferisce rifugiarsi in un comodo vuoto: nessuna responsabilità accertata, nessun colpevole identificato, nessuna indagine autonoma oltre le dichiarazioni dei servizi stessi.
L’operazione per bloccare le notifiche a giornalisti e attivisti
Non basta. La relazione Copasir propone anche un intervento normativo per impedire a colossi come Meta e Apple di avvisare gli utenti quando sono oggetto di spyware, come avvenuto per Cancellato. Un attacco diretto al diritto di sapere di essere sorvegliati. Un modo per coprire definitivamente ogni eventuale abuso.
Il silenzio di Schlein
Dentro questa ricostruzione resta un fatto politico inaggirabile: la relazione del Copasir è stat votata da tutti, opposizione inclusa. Non solo: il presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, è espressione diretta del Partito Democratico. Mentre il Copasir confeziona una relazione che di fatto tutela chi ha spiato i giornalisti, Elly Schlein tace. Non pretende chiarimenti, non solleva il caso, non chiede le dimissioni di Guerini. Perché? Perché la segretaria del PD non alza la voce e non chiede conto delle responsabilità? Perché non difende il giornalismo d’inchiesta, la libertà di stampa e il governo democratico? Questa sarebbe la vera rottura politica.