Caso Ruby, il giorno della sentenza: Berlusconi rischia sei anni. I giudici in camera di consiglio

A poco più di tre anni dall’inizio della vicenda e a soli due anni e mezzo dall’avvio delle indagini a carico di Silvio Berlusconi (iscritto nel registro degli indagati il 21 dicembre 2010) il processo di primo grado per concussione e prostituzione minorile, il cosiddetto “caso Ruby” oggi potrebbe già andare a sentenza. Lo scorso 13 maggio il procuratore aggiunto Ilda Boccasini e il pm Antonio Sangermano hanno chiesto per il Cavaliere una condanna a 6 anni di carcere, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e 6 anni di interdizione legale.

ASSEDIO DI GIORNALI E TV.
Sono decine le troupe televisive accampate in corso di Porta Vittoria a Milano davanti al tribunale. Nessun manifestante a favore dell’ex premier, ma nel caso arrivassero e ci fossero malori o incidenti, è pronta ad intervenire un’ambulanza dell’Areu. Forze dell’ordine assenti.

Aula gremita per l’udienza. In aula come rappresentante della pubblica accusa, al posto del procuratore aggiunto Ilda Boccassini, assente per un periodo di vacanza programmato da tempo, si è presentato il procuratore aggiunto Edmondo Bruti Liberati che affianca il sostituto Antonio Sangermano.

ESPOSTO A SORPRESA.
Prima di ritirarsi in camera di consiglio, i giudici del processo Ruby hanno annunciato di aver ricevuto un esposto ricevuto via fax, presentato ai carabinieri di Montagnana (Padova) da un cittadino che dice di aver conosciuto Ruby e di sapere che la ragazza si prostituiva. Nella lettera, l’uomo che ha denunciato l’episodio dice di aver incontrato Ruby nella primavera del 2010 e che la ragazza gli avrebbe raccontato che il 14 febbraio dello stesso anno era stata ospite di Silvio Berlusconi ad Arcore. Ruby avrebbe anche detto che i magistrati delle “rose rosse”, se lei li avesse aiutati ad “incastrare” Berlusconi, avrebbero cercato di risolvere tutti i problemi che la giovane marocchina aveva in Italia. La lettera èstata ritenuta poco attendibile perché nella primavera del 2010 le indagini sul caso Ruby non erano ancora iniziate.

MEMORIA DIFENSIVA DI SETTE PAGINE. Subito dopo l’avvocato Niccolò Ghedini ha preso la parola, e ha depositato un breve documento per commentare “la poderosa memoria” depositata dai pm, un commento di sette pagine sulla deposizione del 13 maggio scorso di Ruby al processo parallelo a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, di cui sono stati acquisiti i verbali, e la “documentazione che riguarda la sentenza di Trani e la giurisprudenza di cui abbiamo parlato la scorsa volta”.

Tutti questi documenti erano già stati fatti pervenire al procuratore Edmondo Bruti Liberati, che oggi in aula sostituisce il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, e al sostituto Antonio Sangermano. L’accusa ha rinunciato alle repliche e i giudici hanno dichiarato chiuso il dibattimento.

IN CAMERA DI CONSIGLIO.
Il collegio presieduto da Giulia Turri si è ritirato in camera di consiglio per emettere la sentenza, attesa nel pomeriggio.

IL CASO.
Il 27 maggio 2010 Karima El Marough, 17 anni e 6 mesi (è nata il primo novembre 1992) viene fermata da una volante della polizia in corso Buenos Aires. Caterina Pasquino, un’amica da cui ha dormito qualche sera prima dopo una serata trascorsa in discoteca, l’ha accusata del furto di 3mila euro in contanti e di alcuni gioielli. La ragazza, minorenne e senza documenti, viene portata in questura e fotosegnalata. Nel frattempo si cerca una comunità per minori o una casa famiglia a cui affidarla. La procedura si interrompe bruscamente quando la funzionaria di turno, Giorgia Iafrate, dopo una serie di telefonate con il dirigente dell’ufficio prevenzione generale, Ivo Morelli, e il pm Annamaria Fiorillo che si occupa del caso, affida Karima (poi salita agli onori delle cronache come Ruby Rubacuori) alla ex soubrette e consigliere regionale Nicole Minetti.

A chiedere che la 17enne venga lasciata andare è l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, avvisato dell’accaduto da una telefonata della escort brasiliana Michelle Coceicao, mentre fa ritorno da una riunione dell’Ocse a Parigi. Al telefono con il capo di gabinetto della questura di Milano, Pietro Ostuni, il Cavaliere spiega che la giovane gli è stata segnalata “come nipote di Mubarak”, presidente egiziano. Sono le due di notte del 28 maggio quando Ruby e Nicole Minetti escono dalla questura. Nasce così il caso Ruby. Bunga bunga, burlesque, travestimenti, e “cene eleganti” ad Arcore finiscono di lì a poco sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo.