Caso Scurati, alla fine a pagare sarà Bortone

Sergio e Rossi difendono TeleMeloni in Vigilanza. E parte la contestazione disciplinare per Serena Bortone sul caso Scurati.

Caso Scurati, alla fine a pagare sarà Bortone

Nel mondo al contrario dei vertici meloniani di viale Mazzini, la Rai è quella (futura) “digital media company” dove i giornalisti lavorano nel miglior mondo possibile e sono persino liberi di non scioperare; dove c’è talmente tanta uguaglianza, che le stesse regole valgono per l’ultimo dei programmisti come per il dg corporate, quindi, se Serena Bortone viola la policy aziendale con un post nel quale denuncia la pesantissima censura allo scrittore Antonio Scurati, è giusto che anche lei, caporedattore Rai, sia sottoposta a un procedimento disciplinare.

Sergio e Rossi difendono TeleMeloni in Vigilanza. E parte la contestazione disciplinare per Serena Bortone sul caso Scurati

Inoltre, la Rai è talmente forte che non è vero che abbia perso per la prima volta il confronto con Mediaset sugli ascolti dell’intera giornata, perché se a Mediaset togliamo un paio di reti, allora la Rai vince a mani basse! Infine la Rai è quel luogo talmente felice, che uno scrittore come Scurati è liberissimo di non accettare di lavorare gratis…

In estrema sintesi sono le risposte date ieri da Roberto Sergio, Ad Rai, e Giampaolo Rossi, Dg Rai, in Commissione di Vigilanza, dove erano chiamati a rispondere della deriva meloniana della tv pubblica. “Siamo qui per smentire le notizie false sulla Rai”, ha esordito Rossi, che dopo aver letto una relazione sul piano industriale, si è lasciato subito andare a uno sfogo liberatorio contro “l’accanimento distruttivo di cui Rai è vittima. Un accanimento che cerca di contrapporre a fatti, dati, numeri, risultati concreti e verificabili delle fantasiose ricostruzioni quando non delle infamanti fake news per finire sui giornali, che non solo danneggiano la reputazione e il valore della Rai ma che mortificano la comunità di donne e uomini che ogni giorno lavora per portare nelle case degli italiani il meglio delle loro capacità”.

Le fake news di Rossi elencate dai membri della minoranza

Le fake news di Rossi le hanno invece elencate i membri della minoranza, a partire dal Pd Verducci, che ha ricordato la censura a Scurati e il lavoro dei vertici di viale Mazzini per far fallire lo sciopero dei giornalisti del 6 maggio, quando sono stati richiamati dipendenti a riposo, pur di mandare in onda i tg. Ma, soprattutto, Verducci ha chiesto conto di una notizia diffusa poco prima dell’inizio dell’audizione dall’Usigrai dell’avvio di un provvedimento disciplinare nei confronti di Bortone. Il verde Bonelli ha poi ricordato la diretta di 46 minuti ininterrotti decisa dai vertici di Rai News dell’intervento di Giorgia Meloni ad un convegno, che ieri ha stravolto, secondo il Cdr, ogni programmazione e dell’ora di diretta regalata sempre alla premier durante Atreju o a Pescara per il lancio della candidatura.

L’M5s Carotenuto ha invece sottolineato come il racconto dei fatti del Medioriente sia stato pesantemente sbilanciato a favore di una parte (Isreaele), con la parte palestinese e pacifista minoritaria. E come le manifestazioni degli studenti sotto le sedi Rai chiedessero più equilibrio nella narrazione. Ha poi chiesto conto anche delle puntate di Report tagliate nella programmazione estiva a favore di programmi di minor successo. Tutte accuse rispedite al mittente dal duo Rossi-Sergio. Circa lo sciopero, “da parte dell’azienda non c’è stato alcun comportamento antisindacale, c’è stata la spontanea presenza di colleghi che ha consentito la messa in onda delle edizioni principali dei tg. Una presenza legittima come stabiliscono le sentenze che equiparano la libertà di scioperare a quella di non scioperare”, ha spiegato Rossi.

“È un atto dovuto per far rispettare la policy aziendale”

Sulla Bortone, il duo è stato ancora più sfrontato: “Confermiamo che viene contestato alla Bortone il post pubblicato sabato 20 aprile. In base alla normativa interna Rai, è vietato fare dichiarazioni su questioni interne alla Rai stessa. È un atto dovuto per far rispettare la policy aziendale”, hanno continuato, “È una richiesta di chiarimenti. È una contestazione che potrebbe portare a un procedimento disciplinare, ma non un procedimento disciplinare”. Quindi, per il duo “accusa di censura inesistente”. Ma forse, la vetta della surrealtà è stata toccata da Sergio quando, negando pressioni sui giornalisti per non scioperare, ha risposto a Verducci: “Non accetto che la Rai sia dipinta come un luogo di intimidazioni dei giornalisti. Chiedo invece solidarietà per le giornaliste che non hanno scioperato, che stanno subendo minacce sui social”. Insomma, la migliore delle Rai possibili. Per loro.