Catania, la rapina in villa era tutta una messa in scena. La moglie della vittima confessa l’omicidio: “L’ho ucciso io perché era violento”

Catania, la rapina in villa era tutta una messa in scena. La moglie della vittima confessa l'omicidio: "L'ho ucciso io perché era violento"

Nessuna rapina in villa. Nemmeno l’ombra di un bandito. Ad uccidere Alfio Longo, nel catanese, è stata la moglie che lo ha colpito con un ciocco di legno e ha, poi, inscenato la rapina. Vincenzina Ingrassia ha confessato l’omicidio. “L’ho ucciso con lo stesso bastone con cui poche ore prima mi aveva picchiato”, ha spiegato la donna agli inquirenti, “sono quarant’anni che subisco violenze”, ha provato a giustificarsi. Ora si trova in stato di fermo con l’accusa di omicidio.

LA FANTASIA
Quel racconto non aveva del tutto convinto i carabinieri. “Hanno preso solo poche centinaia di euro e qualche gioiello”, aveva raccontato Vincenzina Ingrassia, “ma mio marito ha urlato di averli riconosciuti e loro lo hanno ucciso”. Questa e altre incongruenze con gli elementi raccolti sulla scena del crimini hanno portato a una più attenta analisi della vicenda. “La scena del crimine parla e se la ricostruzione non coincide con quello che dicono i testimoni, vuol dire che c’è qualcosa che non va”, ha detto il comandante provinciale dei Carabinieri di Catania, il colonnello Alessandro Casarsa. Come l’assenza del sangue della vittima nella stanza dove la moglie aveva raccontato che l’uomo era stato colpito. Un indizio troppo pesante per non mettere la donna sotto torchio. Come anche l’assenza di oggetti sparsi per la villa, scena tipica di una casa messa a soqquadro dai rapinatori. Stanze troppo ordinate per essere passate davvero sotto le mani di chi voleva rubare.

LA PERQUISIZIONE
La moglie della vittima aveva anche raccontato che in casa non ci fossero armi. Puntualmente trovate dalla perquisizione della villa a Biancavilla. La Ingrassia aveva parlato di alcuni prelievi fatti dal marito nel corso del pomeriggio. Rapidi controlli da parte del personale specializzato dell’Arma hanno evidenziato come questo racconto non corrispondesse alla verità. Nella villetta, però, sono spuntate armi (come detto) e droga. I carabinieri hanno trovato una ventina di piante di marijuana, nascoste tra i tralci della vigna coltivata sul retro della villletta, e altre essiccate in mansarda. Sempre nella mansarda i carabinieri hanno trovato una pistola che è risultata rubata e un fucile calibro 12. Quanto basta per far infittire il mistero.

ANNI DI VIOLENZE
Un matrimonio andato avanti nell segno della violenza quello tra Vincenzina ed Alfio. “Aveva subito maltrattamenti in 40 anni di matrimonio, anche la sera prima dell’omicidio, lui l’ha percossa con lo stesso legno che lei ha usato per ucciderlo”, ha raccontato il procuratore di Catania Michelangelo Patané. Violenze che però sono andate avanti nel silenzio visto che in tanti anni di vita comune non c’è mai stata una denuncia che potesse fare pensare a una convivenza tanto complicata. Un silenzio che, alla fine, è sfociato in una vendetta atroce senza possibilità di ritorno. Anche per questo il procuratore etneo ha invitato le vittime di viokenza a “denunciare subito e non aspettare turbamenti omicidi”. Vincenzina Ingrassia ha “provato più vergogna che rimorso” ha detto il comandante provinciale dei Carabinieri di Catania. “Si è liberata di un fardello fatto di anni di violenza di ogni genere. Ha detto che lui la massacrava da anni ma ci ha anche chiesto ‘ma questo si saprà in Paese?”. Sotto choc anche i vicini che nelle ore successive alla tragedia l’hanno consolata. “Vorremmo andarcene subito da qui”.