Cattaneo contro il metodo Renzi

di Vittorio Pezzuto

È un sindaco giovane, amato dai suoi concittadini e protagonista di una battaglia per svecchiare la classe dirigente e ridare forza ai contenuti politici fondanti del suo partito. Pur con tutte le differenze del caso, il primo cittadino di Pavia Alessandro Cattaneo può davvero essere considerato il fratello diverso di Matteo Renzi. Se a unirli è lo stesso approccio pragmatico alla risoluzione dei problemi, a dividerli è però la spregiudicatezza con la quale il Rottamatore ha deciso di dare la scalata al governo. «Nei suoi confronti non nutriamo alcun pregiudizio ideologico. Io stesso l’ho sempre giudicato una risorsa utile per il Paese e suo tempo mi sono complimentato per la sua coraggiosa battaglia alle primarie» conferma il forzista Cattaneo. «Tutto questo però non ci impedisce di manifestare un giudizio severissimo sul metodo che ha scelto per arrivare a Palazzo Chigi. Accettando una logica che sa di vecchio, Renzi ha dato un calcio improvviso a tutto quello che di buono in questi anni aveva predicato. Ormai siamo giunti al terzo premier che non viene eletto dagli italiani e questa ennesima manovra di Palazzo dovrebbe preoccupare chi crede nella democrazia. Purtroppo la sinistra di questo Paese – assai di rado premiata nelle urne – ha preferito anche stavolta la scorciatoia usata fin dai tempi dei governi Dini, D’Alema e Amato. Varrà pur qualcosa che invece tutti i governi di centrodestra sono sempre stati l’espressione di una chiara volontà popolare?».
Renzi ha addirittura promesso di varare una riforma al mese….
«Appare effettivamente complicato immaginare un ritmo così serrato. Fossi in lui prometterei un po’ meno e proverei a farmi giudicare sulla base dei fatti, gli unici che contano. Anche perché in questi anni abbiamo già constatato come con questi meccanismi istituzionali la determinazione, la bravura e la genialità del leader risultino insufficienti. Chi siede a Palazzo Chigi deve sottoporsi a una faticosa opera di mediazione e confronto con i due rami del Parlamento, la Corte costituzionale, i Tar, le amministrazioni regionali e locali…. Un groviglio inestricabile di competenze che spesso fanno fallire le migliori intenzioni. Governare con questa macchina burocratica non è davvero semplice. Prova ne sia che lo stesso Berlusconi, che veniva dal mondo dell’impresa, ci è riuscito solo parzialmente. Va quindi affrontato di petto un problema enorme come quello della tecnocrazia senza controllo. Penso in particolare a quella del Ministero dell’Economia, che proprio per questi motivi mi auguro verrà diretto da un politico».
Il premier incaricato sta trovando difficoltà impreviste nella formazione del governo…
«Beh, ha condotto un’operazione che agli occhi di molti gli è costata una pesante perdita di credibilità. E poi va detto che far parte di un esecutivo è molto più complicato di una volta, quando a un ministro si chiedevano soltanto scelte precise su dove allocare un surplus di risorse. Oggi chi governa deve misurarsi con il perdurare della crisi, beccarsi a viso aperto l’impopolarità delle scelte e al tempo stesso gestire il rapporto con una politica che continua a opporre la sua inerzia. Insomma, per Renzi adesso arriva il bello. Ma non lo dico con aria di sfida, lo stato del Paese attuale impone un comportamento responsabile: per questo Forza Italia conferma il suo impegno a condividere con convinzione un serio cammino sul piano delle riforme».
Nel frattempo litigate con il Nuovo centrodestra.
«Finora Berlusconi ha tenuto i toni bassi nei loro confronti ed è sempre stato il primo a raccomandarci di non attaccarli».
Li ha però definiti degli utili idioti…
«Vero. Ma dopo mesi di tensione è comprensibile che possa scattare una frase sopra le righe. La reazione è stata però inaccettabile tanto sul piano quanto su quello personale. In Alfano, che deve tutto a Berlusconi, dovrebbe comunque restare il sentimento della riconoscenza».
A questo punto sembra a rischio anche una vostra alleanza elettorale.
«Non credo. Questa alleanza va fatta. E non per meri calcoli elettorali o per chissà quale pensiero raffinato ma semplicemente perché una spaccatura del centrodestra non potrebbe essere compresa dalla nostra gente. Manteniamo i piedi per terra e non lasciamoci trascinare da beghe che non farebbero l’interesse di nessuno».