Cedere quote di Acea e iniziare a muoversi. I consigli dell’ex presidente della Camera di commercio Cremonesi per la Raggi

Giancarlo Cremonesi, ex presidente della Camera di Commercio di Roma, in questa intervista a La Notizia spiega cosa chiedono le imprese della Capitale.

Dopo la scelta dei due assessori, al Bilancio e alle Partecipate, ieri la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha voluto dare un segnale di operatività. E così ha tirato fuori il suo coniglio dal cilindro: 11 milioni di cui 9 da destinare al sociale. “Una cifra minima se paragonata al buco delle partecipate – ha detto a La Notizia Giancarlo Cremonesi, ex presidente della Camera di Commercio di Roma – La verità è che per ora la città é nel più completo immobilismo”.

Quali sono le priorità per la Capitale?
Oltre alla questione delle partecipate (in primis il nodo della privatizzazione totale o parziale di Atac e Ama), ci sono grossi problemi ordinari, dalla manutenzione delle strade alla pulizia. Dal decoro urbano al sostegno per le famiglie in difficoltà. Ci vorrebbero svariate decine di milioni e non solo 11 per intervenire. E tra l’altro c’è anche un’altra questione da non trascurare.

Quale?
Molti lavori che dovevano essere fatti per il Giubileo non sono stati appaltati o aggiudicati.

E le risorse destinate a tali lavori che fine hanno fatto?
Posso dire solo che se  questi 11 mln provengono da lavori non portati avanti per il Giubileo, fondamentali per rendere questa città più vivibile, é preoccupante.

Da cosa bisogna inziare, allora?
Bisogna reperire risorse. Intanto con i tagli annunciati nel programma Raggi e di cui ancora non abbiamo visto nulla. E poi, per esempio, cedendo un po’ di quote di Acea, l’unica società in attivo. Con un 21% di quote in meno, il Comune, senza perdere il controllo sulla società, potrebbe ricavare 4-500 milioni da investire per Roma.

Sono stati commessi errori fino a ora?
Abbiamo perso l’occasione delle Olimpiadi. Aver rifiutato quel patto col Governo, aver deciso di rinunciare aprioristicamente ai giochi è una grande responsabilità di questa amministrazione. Roma avrebbe avuto risorse a disposizione. Di certo non per mettere pezze al bilancio, ma di sicuro alcune spese, quali la manutenzione delle strade, sarebbero potute rientare a pieno titolo in quel budget.

Assestamento di bilancio e presentazione del bilancio  preventivo. Roma è  in ritardo?
Sono passaggi tecnci. Con un po’ di buona volontà e un assestamento dei vari assessorati credo non siano uno scoglio insuperabile. Il problema non è tanto la presentazione formale quanto il contenuto del bilancio, la rispondenza tra numeri e raltà.

Il rischio default è concreto?
Il default del Comune è già da qualche anno all’ordine del giorno. Ogni volta si è evitato con iniziative straordinarie del Governo.  Però se non viene attivata presto la leva nazionale per aiutare il sistema Roma sarà molto difficile che non si arrivi al default.

Se la sente di dare un consiglio alla Raggi?
Riunire intorno a un tavolo le persone che rappresentano categorie vitali per Roma, hanno esperienza della città e  capacità di interloquire.

A quale scopo?
Un piano straordinario per la città: bisogna condividere scelte che possano essere portate avanti anche se cambiasse il colore dell’amministrazione. Un road map di obiettivi comuni.

Quali per esempio?
Opere infrastrutturali  sulla mobilità e un piano di sviluppo urbano. Su questo secondo punto troverebbe non poche resistenze nella giunta 5 stelle. Non mi riferisco a costruzioni ex novo. Penso a processi virtuosi dicambio di destinazione d’uso. Come è successo in altre città del mondo.

A quali sta pensando?
Alla trasformazione urbana di  Londra e Parigi.