Centri per l’impiego senza personale. Un siluro al Reddito di Cittadinanza

Il Governo ammette i ritardi nell'attuazione del Piano straordinario di potenziamento dei Centri per l'impiego inserito nella legge istitutiva del Reddito di cittadinanza.

Centri per l’impiego senza personale. Un siluro al Reddito di Cittadinanza

Dalle destre il refrain sul Reddito di cittadinanza è sempre stato quello di un “metadone di Stato” che ha funzionato male per via del clamoroso flop delle politiche attive del lavoro. Quello che Giorgia Meloni & Co. non dicono è cosa non ha funzionato. Proprio quello che sta provando a capire il Movimento 5 Stelle che ieri ha portato in Commissione lavoro un’interrogazione all’Esecutivo, rappresentato in Aula dal sottosegretario Claudio Durigon (nella foto), per fare chiarezza una volta per tutte.

Il Governo ammette i ritardi nell’attuazione del Piano straordinario di potenziamento dei Centri per l’impiego inserito nella legge istitutiva del Reddito di cittadinanza

A rivelare l’esito di questa interlocuzione è stato il capogruppo M5S in commissione Lavoro alla Camera, Davide Aiello, che con una nota ha spiegato che “rispondendo ad una nostra interrogazione in commissione Lavoro alla Camera il Governo ha certificato ancora una volta i ritardi nell’attuazione del Piano straordinario di potenziamento dei Centri per l’impiego inserito nella legge istitutiva del Reddito di cittadinanza, che si sarebbe dovuto concludere entro il 2021”. Ebbene dati alla mano “le Regioni, che hanno la competenza della gestione dei Centri, hanno finora assunto il 37% del totale dei nuovi operatori: 4.327 su circa 11.600” spiega il pentastellato.

Cosa ancor più grave “quattro di queste (Basilicata, Calabria, Molise e Sicilia) al 31 dicembre scorso risultavano ancora ferme a zero assunzioni” con “un ritardo che consideriamo inaccettabile”. Proprio per questo i Cinque Stelle hanno chiesto “quali iniziative, anche di carattere normativo, intende adottare il Governo, d’intesa con le Regioni, al fine di accelerare le procedure assunzionali” visto che “tali ritardi non solo mettono a rischio la realizzazione delle riforme del mercato del lavoro previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ma, al tempo stesso, smontano anni di propaganda della Destra contro il Reddito di cittadinanza” conclude Aiello.

Fatte solo 4mila delle 11mila assunzioni previste. Un’interrogazione del M5S smonta la narrazione delle destre

Una domanda più che lecita visto che davanti a questi dati è facile capire che il flop del Reddito di cittadinanza in materia di politiche attive del Lavoro non dipende affatto, come sostiene la maggioranza, dalla mancanza di intraprendenza degli italiani che preferirebbero stare seduti sul divano e percepire il sussidio anziché cercare un impiego. Una versione che offende i cittadini e che è stata a lungo usata come specchietto per le allodole dietro al quale celare le reali responsabilità che, a quanto pare, fanno capo alle Regioni. E se è vero che nessuna rispetta i parametri, neanche quelle guidate dal Centrosinistra, è altrettanto vero che ben quindici sono saldamente in mano al Centrodestra che evidentemente non ha fatto granché per far funzionare il sistema.

Insomma è chiaro che le responsabilità sono bipartisan ma ciò non toglie che è tempo di superare slogan che nulla hanno a che vedere con la realtà. Una realtà per la quale nei corridoi parlamentari più di qualcuno si domanda se governatori e assessori ora di Fratelli d’Italia, ora della Lega, ora di Forza Italia hanno ostacolato la “realizzazione” del provvedimento soltanto perché a farlo sono stati i Cinque Stelle.

Certo si tratta di dubbi ma questi, alla luce dei dati, sono più che legittimi. Ad ogni modo non si può notare che anche se i Centri per l’impiego fossero al completo, con le undicimila assunzioni che dovevano essere già state fatte da un pezzo, sarebbero comunque sotto dimensionati rispetto a quanto avviene all’estero. Tanto per intenderci in Germania, dove nessuno si sogna di mettere in dubbio l’efficacia di queste vitali strutture, gli operatori sono 100mila, un numero enorme che permette ai centri per l’impiego di svolgere tutte le pratiche e permettere il funzionamento delle politiche attive del lavoro.