Centrodestra diviso su tutto. Altro che dare le carte sul Quirinale. Salvini stoppa Draghi e si improvvisa king maker. Alleati furiosi con Matteo: non è il leader della coalizione

Salvini stoppa Draghi al Quirinale e si improvvisa king maker. Alleati furiosi con Matteo: non è il leader della coalizione.

Le trattative per eleggere il tredicesimo Presidente della Repubblica stanno giungendo al loro culmine e vanno a disegnare una sottile ed intricata rete che presenta un ordito complesso e raffinato, come del resto è sempre stato in questi casi. Gli scaramantici fanno notare che il numero dell’eligendo presidente non è considerato particolarmente fortunato, citando alcuni il precedente dell’Apollo 13.

OGNUN PER SE’. Ma i razionalisti fanno spallucce e affollano impettiti i Sacri corridoi (i positivi –più modestamente-nel parcheggio esterno di Montecitorio) per celebrare l’antico rito dell’elezione di una delle poche cariche, appunto quella di Presidente della Repubblica, che ancora mostra un minimo di appeal presso un’opinione pubblica sempre più disincantata ed anzi incattivita con la politica e i politici. In questo quadro il centrodestra brilla per litigiosità, in un assetto politico veramente particolare. Infatti questa coalizione guidata dalla Trimurti Meloni-Salvini-Berlusconi più i soliti cespuglietti democristianoidi, si segnala per l’incredibile numero di ambiguità e di contraddizioni che ne fanno un unicum anche nel variegato cronotopo della politica italiana degli ultimi decenni.

Intanto c’è da dire che si tratta di un centrodestra di “governo e d’opposizione”, con Fratelli d’Italia, guidato dalla Meloni, che è all’opposizione a livello nazionale e fomenta la piazza appena gli è possibile. La fomenta oltretutto soffiando sul pericoloso fuoco della pandemia cercando di lucrare voti dal malcontento di una base no vax che – come noto – è quasi completamente di destra. C’è da dire che “Giorgia sono una donna, sono cristiana” è abile a camminare sul filo. Una funambola nietzschiana dell’ambiguità, una “signorina dell’anello” che solo la faccia tosta di una periferia come la Garbatella le può dare. Un personaggio che avrebbe fatto la gioia del regista Sergio Corbucci e di Tomas Milian con un film dal titolo Delitto a Montecitorio. Così FdI fa alleanze à go go con la Lega e Forza Italia a livello amministrativo, come alle regionali o alle comunali, ma poi, cambiatosi velocemente di abito, critica il governo di cui fanno parte i suoi sodali e cioè Berlusconi e Salvini e si oppone in solitaria.

CAPITANI E DUCESSE. In queste elezioni presidenziali il centrodestra si presenta poi particolarmente confuso, nonostante abbia i numeri per “dare le carte”. La Meloni vuole un “patriota” e già i fantasmi di Santorre di Santarosa, Silvio Pellico e Massimo D’Azeglio si sfregano le eteree mani pregustando il realizzarsi dei loro sogni. Mentre Berlusconi almeno aveva le idee più chiare e un nome sicuro in tasca: il suo. Tuttavia, la Ducessa della Garbazza, ha un pallino in mente: votare, votare, votare. E se Draghi sarà incoronato imperatore d’Ausonia, lei vorrebbe prendere la classica palla al balzo, ma sia Salvini che Berlusconi le hanno fatto garbatamente – come si addice ad una signora, sebbene populista – il gesto dell’ombrello.

Soprattutto Salvini che non ha alcuna intenzione di fare conteggi all’interno del centrodestra, ora che FdI ha superato la Lega nei sondaggi. Ma poiché l’auto-candidatura non si può fare esplicitamente e poi porta male, come la storia ampiamente insegna ad esempio con il caso di Amintore Fanfani impallinato biecamente dai franchi tiratori democristiani al grido “nano maledetto, non sarai mai eletto!”, il Cavaliere ha fatto tutta una moina di morettiana memoria sul fatto se lo si notava di più se c’era o non c’era, per optare poi per una sorta di compromesso quantistico, come se fosse un gatto di Schroedinger. Poi il Duca di Arcore quando ha visto le brutte è ricorso – come al solito – al San Raffaele e ha compiuto un passo indietro o di lato per favorire naturalmente la stabilità istituzionale.

Comunque è ora chiaro che Berlusconi non si presenta e già in Forza Italia è partita la faida interna contro Antonio Tajani e Licia Ronzulli che – a dire dei peones azzurri – lo hanno scioccamente sacrificato sull’altare dell’incapacità e dell’ambizione personale. Insomma, il centrodestra è una sorta di spettacolo pirotecnico continuo in cui tutti sono contro tutti e l’unità di chi dovrebbe dare le famose “carte”, avendo la maggioranza dei grandi elettori, è soltanto una spiritosa chimera utile per intortare qualche sprovveduto elettore. Conclusione: con la “banda dei tre” non si va da nessuna parte e i loro tormenti interni non giovano neppure alla democrazia in Italia.