Cestinare la riforma Rai di Renzi. Opposizioni in pressing sulle destre

I 5S chiedono alla maggioranza di discuterne insieme. E adesso il Pd si accoda sulla stessa linea.

Cestinare la riforma Rai di Renzi. Opposizioni in pressing sulle destre

Il via libera di Strasburgo al Media Freedom Act, col quale l’Europa chiede di proteggere cittadini, giornalisti e media dalle ingerenze politiche, porta conseguenze dirette anche in Italia, rimettendo al centro l’esigenza di una vera e propria riforma della Rai. Per la presidente della commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia, il voto dell’Eurocamera “ha tracciato la linea di non ritorno per la Legge Renzi sulla governance Rai” e reso una nuova normativa “una priorità per tutto il sistema politico italiano” che ora dovrà “superare steccati ideologici e interessi di parte”.

I 5S chiedono alla maggioranza di discuterne insieme. E adesso il Pd si accoda sulla stessa linea

Dello stesso avviso l’ex Guardasigilli Andrea Orlando che ha sottolineato come il voto “tolga ogni alibi a tutte le forze politiche per lavorare ad una riforma, non più rinviabile, della governance della Rai in una fondazione indipendente”. Si fa sentire anche il consigliere Rai, Davide Di Pietro. “I criteri di nomina dei vertici Rai, determinati in forza di una legge di Riforma del 2015 di cui sono peraltro noti da tempo i tratti di incostituzionalità, non sono in linea con i principi del Media Freedom Act europeo ora finalmente recepito. A ben vedere, ad oggi, solo un componente su sette in Cda è eletto con procedure assolutamente trasparenti mediante elezione da parte dei dipendenti, espressione di una indicazione che proviene dal basso e non dai partiti e dal Governo di turno”, ha spiegato.

“L’assoggettamento delle cariche apicali al controllo dell’Esecutivo – secondo Di Pietro – e più in generale le note ingerenze dei partiti, riverberano nefasti effetti a cascata su tutte le nomine interne in special modo dirigenziali e sui contenuti editoriali che dovrebbero essere concepiti e sviluppati nell’esclusivo interesse dei cittadini utenti, che finanziano il servizio pubblico televisivo, e non già di partiti e esponenti politici di ogni colore e orientamento. Il valore della trasparenza e del merito sono universali e costituirebbero già ora un preciso impegno per coloro che sono chiamati ad assumere delle scelte anche in previsione del prossimo rinnovo del Consiglio di Amministrazione Rai”. La riforma della governance voluta da Renzi ha legato mani e piedi la Rai e il servizio pubblico al governo di turno. Che sia necessario modificarla è ormai opinione condivisa, soprattutto a sinistra.

Per il consigliere di Viale Mazzini Di Pietro il Media Freedom Act obbliga a riscrivere le regole del 2015

“Ora – ha detto Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Pd, al Fatto quotidiano – dobbiamo ritrovarci con le altre opposizioni e metterci a un tavolo, perché di fatto siamo fuorilegge con questa governance”. Poi serviranno i numeri per far passare la legge: “C’è una maggioranza, certo, con cui siamo disposti a confrontarci in Parlamento”. “L’unica chance che abbiamo è far sedere tutte le forze politiche – non farne una questione solo delle opposizioni – ai tavoli istituzionali per discutere una riforma vera che liberi la Rai e il servizio pubblico dalle ingerenze del governo di turno. Per fare questo non si può pensare di arrivare con una proposta delle sole opposizioni perché dev’essere trasversale, ci vuole la convergenza di tutte le forze politiche”, ha dichiarato non molto tempo fa al nostro quotidiano Dolores Bevilacqua, senatrice e membro M5S della Commissione di Vigilanza Rai. La questione non è più rinviabile.