Il 66% degli italiani si riconosce nel ceto medio e per oltre il 90% ciò che conta davvero è il sapere, il livello di istruzione, le competenze. Ma questi valori non trovano più riscontro nella realtà economica: l’82% degli italiani che si autodefinisce di ceto medio denuncia che il merito non viene riconosciuto, che il capitale culturale non si traduce in una giusta retribuzione.
Secondo il nuovo rapporto Cida-Censis, il ceto medio “galleggia senza prospettiva”, una situazione che pesa sull’economia visto che il 45% ha già ridotto i consumi.
Ceto medio strozzato dalle tasse e dai redditi al palo
Dai dati del rapporto emerge che, negli ultimi anni, oltre la metà del ceto medio ha visto il proprio reddito fermo, mentre più di uno su quattro lo ha visto calare. Solo il 20% dichiara un miglioramento. Il 50% dei genitori appartenenti al cuore produttivo del Paese ritiene che i figli staranno economicamente peggio, e il 51% auspica che cerchino opportunità all’estero. “Il ceto medio è troppo ricco per ricevere aiuto, ma troppo povero per costruire futuro”, ha detto Stefano Cuzzilla, riconfermato presidente di Cida.
“È il momento di ricucire il Paese: servono meno tasse sul lavoro, più equità nel welfare e una nuova centralità del merito. Senza il ceto medio, l’Italia perde crescita, coesione e democrazia economica”, ha aggiunto.
Il governo Meloni ha disatteso la promessa di tagliare le tasse
Val la pena di ricordare come il governo Meloni da tempo abbia annunciato di voler sfoltire la pressione fiscale sul ceto medio e puntualmente abbia disatteso la promessa. Anche per il futuro nessuno è ottimista: il 47,1% prevede redditi fermi, il 33,5% in peggioramento.
Con impatto diretto sui consumi: per il 46,7% resteranno stabili, per il 42,5% peggioreranno, solo per il 10,8% miglioreranno. In questa situazione, resta compressa anche la capacità di risparmio: il 44% è convinto che peggiorerà, il 38,7% che rimarrà stabile.
A pesare è soprattutto il fisco: il 70,1% del ceto medio, il 73,9% di quello popolare e il 63,2% dei benestanti, indicano come priorità dell’agenda sociopolitica il taglio delle tasse sui redditi lordi.
Il rischio della scure che abbatte il reddito netto è quello di disincentivare il lavoro, l’impegno professionale a fare di più perché oltre certe soglie la tassazione diventa troppo alta e penalizzante: lo pensa il 47,6% del ceto medio, il 56,7% dei ceti popolari e il 50,9% dei benestanti. Tasse più basse, inoltre, ridurrebbero l’evasione fiscale: lo pensa il 65,6% del ceto medio, il 68,3% del ceto popolare e il 71,9% dei benestanti. Poi l’81,2% degli italiani dichiara che il vero problema è che in cambio di alte tasse si ricevono servizi pubblici scadenti.