La quarta Manovra del governo Meloni, o quel che si può intuire della prossima legge di Bilancio dalle poche informazioni che si hanno, non piace ai sindacati che ieri sono stati convocati a Palazzo Chigi. O meglio non piace a Cgil e Uil.
Incontro “dannoso”
“È stato un incontro dannoso non abbiamo avuto alcuna risposta e la Manovra è una Manovra che porta a sbattere questo Paese. Noi abbiamo detto con molta chiarezza che questa Manovra non fa crescere il Paese, non ci sono investimenti e non si affrontano i nodi di fondo”, ha detto il segretario della Cgil, Maurizio Landini.
Il “primo nodo” che il governo deve affrontare è “l’emergenza salariale”, ha spiegato Landini. “Oggi la gente non arriva a fine mese, abbiamo chiesto che il Governo metta più risorse per rinnovare i contratti pubblici, che vengano detassati gli aumenti del contratto nazionale di lavoro. Abbiamo chiesto che venga restituito il fiscal drag, di fatto 2.000 euro in più che i lavoratori dipendenti e pensionati hanno pagato in questi anni. E abbiamo chiesto che venga ripristinato e introdotto un meccanismo automatico di indicizzazione delle detrazioni e delle aliquote proprio per difendere il potere d’acquisto. Su questi temi non abbiamo avuto risposte”.
Dai salari al fisco il governo non ha detto una parola
E ancora: “Ho lasciato l’incontro chiedendo al ministro Giorgetti, visto che non ha detto una parola sul fisco, che quindi in questo Paese gli unici ‘coglioni’ che debbano continuare a pagare le tasse sono i lavoratori dipendenti e i pensionati e non fanno nulla contro l’evasione fiscale, anzi vogliono rimettere un altro condono, un’altra marchetta elettorale e non stanno facendo assolutamente nulla per aumentare la tassazione sui profitti, sulle rendite che non sono mai stati alti come in questo momento”.
Poi un no è arrivato dalla Cgil “alla decisione del governo di aumentare le spese nelle armi: 23 miliardi nei prossimi anni, a danno del welfare e della sanità”. Salari, energia, sono solo due delle leve su cui, secondo la Uil, bisogna agire.
“Nessuno di noi pensa che si debba superare il tetto del deficit previsto” ma “abbiamo posto al governo delle priorità, condivise anche con Confindustria. Per noi è importante intervenire sui salari. Il problema di questo Paese sono i bassi salari, quindi al governo abbiamo chiesto di detassare gli aumenti contrattuali di quelli che si stanno per rinnovare e di quelli che saranno rinnovati e di spostare le risorse già previste per il 2027 per il rinnovo dei contratti nel pubblico impiego al rinnovo immediato dei contratti”, ha detto il leader Uil Pierpaolo Bombardieri.
La Uil boccia la detassazione sulle tredicesime
“L’intervento di detassazione sulle tredicesime” è “una risposta spot, che vale per le tredicesime e per comprare qualche panettone, forse nemmeno quello”. No della Uil alla proposta leghista di usare il Tfr per andare in pensione prima. “Di pensioni non se ne è parlato, non c’è riferimento nel documento di programmazione” ma “ricordo che il trattamento di fine rapporto è salario differito quindi se qualcuno ha preso un colpo di sole è un problema: quei soldi non si toccano, sono dei lavoratori. Nessuno pensasse di usare il Tfr per dire puoi andare in pensione prima. Sono soldi che i lavoratori hanno già guadagnato”, ha argomentato Bombardieri.
Il governo non avrebbe fatto menzione dell’intervento sulle banche. “Ci è stato detto che questo è un Paese che parte dal dover pagare 80 miliardi di interessi ogni anno e quindi questo blocca tutto”, ha detto Landini. L’esecutivo invece ha lasciato intendere che per quello che riguarda la possibilità della riforma degli scaglioni Irpef c’è certezza fino a 50mila euro di redditi, forse anche qualcosa di più. Sodisfatta ovviamente la Cisl su queste rassicurazioni sulla riduzione dell’Irpef.
Giovani di Confindustria: Italia lenta, ora diciamo basta
Ieri è toccato ai sindacati incontrare il governo sulla Manovra, lunedì toccherà alle imprese. L’Italia “oggi è ancora lenta”, in 40 anni “ci sono stati miglioramenti significativi. Ma a noi non basta”, ha avvertito la leader dei Giovani di Confindustria, Maria Anghileri, dal quarantesimo convegno di Capri. Dopo anni di crescita zero virgola “diciamo basta”.
“Chiediamo a tutte le forze politiche il coraggio di introdurre uno ‘Youth Deal’ che abbatta il carico fiscale, burocratico e amministrativo sui Giovani under 35”, è “il primo passo, il primo mattone per scardinare un Sistema Paese che negli ultimi anni è diventato profondamente ingiusto nei confronti dei Giovani”. E ha ammonito: “Lo chiediamo il prima possibile. Già per questa legge di bilancio”. Puntando anche a riforma fiscale, e a potenziare accesso al credito e previdenza complementare.