Che disastro nel Pd! Ormai Letta non ne imbrocca mezza: dal Caso Ruberti ai tweet antisemiti di La Regina allo scontro sugli impresentabili in Sicilia

Letta non ne imbrocca mezza, un disastro dietro l'altro nel Pd: dal Caso Ruberti allo scontro sugli impresentabili in Sicilia

Che disastro nel Pd! Ormai Letta non ne imbrocca mezza: dal Caso Ruberti ai tweet antisemiti di La Regina allo scontro sugli impresentabili in Sicilia

Che disastro nel Pd! Ormai Enrico Letta non ne imbrocca mezza. Gaffe a ripetizione, territori sul piede di guerra per le liste imbottite di paracadutati, dimissioni eccellenti e l’ultima grana degli impresentabili che sgomitano per una candidatura in Sicilia.

Neanche è partita e la campagna elettorale per il Partito democratico è già diventata una Via Crucis.

Dal caso Ruberti ai tweet di La Regina

Solo oggi è successo di tutto. Prima il video – diffuso da Il Foglio – delle minacce di Albino Ruberti, ormai ex capo di Gabinetto del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, costretto a dimettersi insieme a Vladimiro De Angelis, fratello dell’ex assessore regionale ed ex eurodeputato Pd, Francesco.

Poi il caso del giovane capolista in Basilicata, Raffaele La Regina, finito nella bufera per alcuni tweet e un meme contro Israele, costretto a scusarsi (“parole sbagliate”) ribadendo “il diritto ad esistere” dello Stato ebraico: parole giudicate sufficienti da Letta per chiudere il caso.

E infine la rogna delle candidature in Sicilia, dove i dirigenti locali del Partito democratico insistono per candidare quattro impresentabili molto radicati sul territorio.

Scontro sugli impresentabili in Sicilia

Ad opporsi è stata proprio l’aspirante governatrice Caterina Chinnici che ha vinto le primarie congiunte del Centrosinistra alle quali hanno partecipato anche i 5 Stelle.

Che ora minacciano di far saltare l’alleanza se il Pd non depennerà i 4 nomi finiti nel mirino dalle liste.

Si tratta di Giuseppe Lupo, imputato per corruzione e inserito nella lista degli impresentabili dalla Commissione Antimafia guidata da Nicola Morra, alla vigilia delle Comunali di Palermo.

Poi ci sono Angelo Villari e Luigi Bosco, ex assessori comunali a Catania, entrambi giudizio per il dissesto del comune etneo. Chiude il poker, Giuseppe Carta, sindaco di Melilli (in provincia di Siracusa) entrato nel Pd dopo l’addio a Forza Italia coinvolto in un’inchiesta per appalti pilotati (ha chiesto il giudizio immediato).

Di fronte al veto della Chinnici e alle rimostranze dei 5 Stelle, la direzione regionale che avrebbe dovuto riunirsi oggi per sciogliere il nodo delle candidature è slittata a domani.

Una lunga serie di scivoloni

Insomma, una giornata da dimenticare per il Pd. Ma si tratta solo dell’ultima serie di grane cadute sul tavolo di Letta.

Già finito nel mirino per la ricandidatura di Pier Ferdinando Casini nel seggio blindato di Bologna, per quella a Milano dell’economista ultraliberista Carlo Cottarelli, che non fa mistero di voler evitare, con la sua partecipazione al voto, di evitare uno sbilanciamento a sinistra della coalizione e, sempre in Sicilia, per il seggio blindato che potrebbe andare all’ex ministra M5S, ora con Di Maio, Lucia Azzolina.

Ad aggravare la rissa in Puglia, dove due consiglieri regionali hanno fatto ricorso agli organi di garanzia del Pd chiedendo l’annullamento delle liste a loro avviso formate “con atti illegali e modalità sessiste”.

E se si aggiunge il naufragio dell’alleanza saltata con il partito di Carlo Calenda sulla quale Letta era intenzionato a costruire il perno dell’alternativa al Centrodestra, il disastro politico del Pd è completo.