Chiarimento nella maggioranza. Si sblocca il decreto maggio. Verso l’intesa sulle regolarizzazioni dei migranti. Entro lunedì il via libera alla manovra da 55 miliardi

Entro il fine settimana o al massimo lunedì il governo punta a portare a casa il dl maggio. Si lavora all’interno della maggioranza per trovare la quadra sui tanti capitoli della maxi-manovra da 55 miliardi che continuano a dividere. Dal nodo degli aiuti alle imprese ai fondi per le famiglie, dalla regolarizzazione dei lavoratori in nero al Rem, molti sono i punti da definire, da limare, da smussare. Un’operazione di sintesi alla quale è inevitabilmente chiamato il premier Giuseppe Conte. Un’intervista a La Stampa del dem Andrea Orlando accende gli animi di quanti – a partire da Iv – osteggiano la proposta sostenuta da Pd e M5S di ricapitalizzare con fondi pubblici le imprese tra i 5 e i 50 milioni di fatturato.

“Lo Stato nei cda delle aziende? Sovietizzare l’Italia? No grazie”, sentenzia Matteo Renzi. Colpa di un titolo fuorviante, si smarca Orlando: “Peccato che io testualmente sostenga ‘lo Stato non deve entrare nella governance’…”. Lo Stato deve dare “sostegno alle imprese non per governarle o statalizzarle. Quelle sono balle”, taglia corto il numero uno del Pd Nicola Zingaretti. Fatto sta che l’ipotesi di un intervento dello Stato nel capitale non piace affatto agli industriali e Conte ha offerto la sua disponibilità ad accogliere “tutte le proposte utili e costruttive” che arrivino dal mondo delle imprese. Ecco allora che spunta sul tavolo una proposta alternativa di un appoggio esterno dello Stato, tramite incentivi e contributi per la ricapitalizzazione, attuabile, per esempio, anche attraverso una detassazione degli aumenti di capitale.

Ma senza, appunto, entrare nel capitale delle imprese. Potrebbe essere vicino invece il compromesso sulla regolarizzazione dei lavoratori “invisibili”: braccianti, badanti e colf. La proposta di Iv era di una proroga del permesso di soggiorno di sei mesi, rinnovabili per altri sei. Un periodo troppo lungo per il M5S. Ecco che il punto di caduta potrebbe essere sui tre-quattro mesi. O meglio fino alla durata del contratto di lavoro in essere. La misura riguarderà il settore agricolo e il lavoro domestico di colf e badanti. “L’accordo è raggiunto al 99%”, assicura il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano che sta lavorando al dossier assieme a Bellanova e ai ministri Nunzia Catalfo (Lavoro) e Luciana Lamorgese (Interno). Catalfo spinge perché i mesi dei permessi temporanei siano il più possibile brevi: 1 al massimo 2. Sulla questione nei Cinquestelle ci sono sensibilità diverse. Il capo politico Vito Crimi è contrario: “Se il nostro obiettivo è sostenere l’agricoltura non è con la regolarizzazione dei migranti che si risolve, come se in quel mondo lavorassero solo migranti irregolari, un assunto sbagliato. Noi siamo per l’emersione del lavoro nero per tutti. Su quel fronte siamo disponibili”.

A favore di una regolarizzazione è la corrente che fa capo a Roberto Fico. Secondo le stime circolate tra i ministri la platea degli interessati potrebbe essere intorno alle 300mila persone. La metà di quanto ipotizzato dalla ministra renziana per le Politiche agricole Teresa Bellanova. Parte corposa del decreto è il sostegno al reddito tra proroga Cig e bonus autonomi e lo stop ai licenziamenti per altri tre mesi. Poi misure per i genitori con i figli a casa con proroga congedi speciali e bonus baby sitter utilizzabile anche per i centri estivi. Alla maxi manovra seguirà un altro decreto con semplificazioni e sblocco opere e investimenti. E non è escluso che un anticipo di tali misure entri già nel dl maggio. E ancora: risorse pari a 3 miliardi e mezzo per gli enti locali, fondi per sanità, protezione civile e forze dell’ordine. In via di definizione un bonus vacanze, acquisita la norma Fraccaro su ecobonus e sismabonus che diventano un superbonus al 110% in chiave green e antisismica a partire da luglio.