Ci risiamo. Ancora troppo affollate, con tanti stranieri e con costi di gestione fra i più alti d’Europa. Ecco il quadro delle carceri italiane

Molto affollate, con poche donne ma tanti stranieri e con costi di gestione e del personale fra i più alti d’Europa. È questo il quadro delle carceri italiane dipinto da Antigone, l’osservatorio che dalla fine degli Anni ’80 si occupa della condizione dei nostri penitenziari, nel suo undicesimo rapporto annuale. Nel quale si sottolinea come la situazione continui ad essere ben oltre il livello di guardia malgrado la condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo di due anni fa. Nonostante la parziale diminuzione della popolazione carceraria dal 2013 ad oggi (meno 8.554 unità), al 28 febbraio 2015 i detenuti presenti nelle 207 strutture sono infatti 53.982, ben 4.039 in più rispetto al numero di posti letto regolamentari stabilito dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap). Il tasso di sovraffollamento, dunque, si attesta al 108%. Ci sono cioè 108 detenuti ogni 100 posti disponibili. Non si tratta comunque dell’unico male atavico delle nostre prigioni.

LE SPESE

Le maggiori criticità riguardano infatti la spesa dell’intero sistema. A questo proposito Antigone ha confrontato i dati riguardanti l’Italia con quelli degli altri Paesi, pubblicati dallo European Prison Observatory, scoprendo che il nostro è certamente uno degli Stati che spende di più. Ma spende male. Perché l’82,9% delle “uscite” servono a pagare gli stipendi del personale mentre solo 11,5 euro vengono usati ogni giorno per il mantenimento, l’assistenza e la rieducazione dei detenuti. Un prezzo alto vista la situazione in cui versano le nostre carceri è quello pagato dalle detenute, che rappresentano “appena” il 4,3% del totale. I disagi che le donne sono costrette a vivere dietro le sbarre sono numerosi, a cominciare dal numero esiguo di istituti a custodia attenuata (Icam) per chi ha figli: soltanto tre.