Ci sono 7 nuovi indagati per il disastro di Rigopiano. Sono accusati di depistaggio per aver nascosto la prima richiesta di soccorso. Tra loro anche l’ex prefetto di Pescara

Nuova inchiesta della Procura di Pescara sul disastro di Rigopiano

Ci sono 7 nuovi indagati per il disastro di Rigopiano. Sono accusati di depistaggio per aver nascosto la prima richiesta di soccorso. Tra loro anche l’ex prefetto di Pescara

La Procura di Pescara, nell’ambito di una seconda inchiesta sul disastro della valanga di Rigopiano, ha notificato 7 avvisi di garanzia per il reato di frode in processo penale e depistaggio a carico del personale della Prefettura del capoluogo abruzzese, compreso l’ex prefetto Francesco Provolo.

Secondo gli inquirenti i nuovi indagati – che si aggiungono ai 25 del filone principale che il mese scorso avevano ricevuto un avviso di conclusione delle indagini – avrebbero occultato il brogliaccio delle segnalazioni del 18 gennaio 2017 per nascondere agli inquirenti la chiamata di soccorso fatta alle 11.38 al centro coordinamento soccorsi dal cameriere Gabriele D’Angelo.

Tra gli indagati della nuova inchiesta, coordinata dal procuratore capo Massimiliano Serpi e dal sostituto procuratore Andrea Papalia, oltre all’ex prefetto di Pescara Provolo, ci sono i due viceprefetti distaccati, Salvatore Angieri e Sergio Mazzia, e i dirigenti Ida De Cesaris, Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo e Daniela Acquaviva. Angieri è attualmente prefetto vicario a Macerata, mentre Mazzia è vicario a Crotone.

Nel disastro di Rigopiano, avvenuto nel comune di Farindola il 18 gennaio 2017, in seguito a una valanga che travolse il Rigopiano-Gran Sasso Resort, morirono 29 persone. La Procura di Pescara, a carico di ulteriori 24 persone e una società, aveva già avanzato le accuse di disastro colposo, lesioni plurime colpose, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione d’atti d’ufficio, abuso in atti d’ufficio e reati ambientali.