Ci vorrebbe un Francesco bis. Per gli ultimi, l’equità e la pace

In un mondo come il nostro segnato da guerre e disuguaglianze serve più che mai una voce come la sua controcorrente

Ci vorrebbe un Francesco bis. Per gli ultimi, l’equità e la pace

La stella polare di questo giornale sono gli ultimi. E Papa Francesco era il Papa degli ultimi, anche a costo di scardinare alcuni schemi consolidati della Chiesa cattolica, quelli più rigidi all’interno della dottrina più ortodossa.

Per questo il nuovo Papa che verrà vorremmo tanto che assomigliasse a quello che abbiamo appena perso.

In una società e in un mondo segnato dalla povertà, dalle guerre, dai diritti negati ai migranti e ai detenuti, e dal disprezzo dell’ambiente, Papa Francesco ci mancherà moltissimo.

Papa Francesco ha dato voce agli ultimi

Le sue parole semplici, l’immediatezza dei gesti, il rifiuto dell’apparato sfarzoso tipico del papato e un atteggiamento più compassionevole nei confronti delle fragilità umane hanno rappresentato un segnale di rottura.

In effetti, il suo pontificato ha segnato una discontinuità rispetto ai precedenti soprattutto nel linguaggio: meno dottrinale, più vicino alla vita quotidiana delle persone, anche di quelle lontane dalla fede.

“’Non dimentichiamoci dei poveri’, lo ha ripetuto spesso in questi anni, esprimendo attraverso gesti e parole la sua particolare predilezione verso gli ultimi della fila. Papa Francesco ha incarnato anche in questo modo il Vangelo dell’amore e della misericordia, ponendo al centro del suo ministero le periferie esistenziali e richiamando tutta la comunità cristiana a farsi prossima, a riscoprire la propria vocazione ‘a tendere la mano ai poveri, a incontrarli, guardarli negli occhi, abbracciarli, per far sentire loro il calore dell’amore che spezza il cerchio della solitudine’”, ha detto don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana.

Dai poveri alla pace, dai migranti ai detenuti

E poi il pensiero fisso sulle guerre e sulla corsa al riarmo di questi ultimi tempi. “Il Signore dia la meritata ricompensa a coloro che mi hanno voluto bene e continueranno a pregare per me. La sofferenza che si è fatta presente nell’ultima parte della mia vita l’ho offerta al Signore per la pace nel mondo e la fratellanza tra i popoli”, è quanto si legge nel testamento lasciato da Papa Francesco.

E le ultime parole pronunciate da Bergoglio in pubblico avevano ricordato quella che il Pontefice ha definito “una situazione ignobile” dal punto di vista umanitario a Gaza. La pace nel mondo era una sua ossessione e la corsa al riarmo una sofferenza.

Sin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco ha posto, poi, la migrazione al centro della sua missione. Il suo primo viaggio fuori Roma, nel 2013, lo ha portato a Lampedusa, dove ha commemorato i migranti che avevano perso la vita attraversando il Mediterraneo.

In quell’occasione denunciò quella che definì la “globalizzazione dell’indifferenza” e invitò il mondo a non distogliere lo sguardo dalla sofferenza umana.

Papa Francesco è stato “un instancabile sostenitore dei diritti e della dignità dei rifugiati, dei migranti e delle persone costrette alla fuga in ogni parte del mondo. Ha preso posizione con fermezza e ha parlato in difesa delle vittime dei conflitti e di coloro che sono costretti ad abbandonare le proprie case”, è il ricordo dell’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati.

E poi i carcerati. Uno degli ultimi impegni pubblici del Papa è stato lo scorso giovedì Santo, quando si è recato al carcere di Regina Coeli per incontrare le persone detenute.

Si tratta di un appuntamento che il Pontefice aveva rinnovato di anno in anno. Durante il suo dicastero, con frequenza, ha manifestato preoccupazione per le condizioni di detenzione, chiedendo anche provvedimenti di clemenza per le persone detenute.

Dall’amore del Pianeta all’invito a ispirarsi a San Francesco

Negli anni del suo pontificato ha intrapreso azioni forti contro gli abusi sessuali all’interno della Chiesa ed ha affrontato, nell’enciclica “Laudato Si’” il tema della cura del pianeta Terra, mettendo in relazione la crisi ambientale con le questioni sociali e morali che rischiano di far smarrire il valore e la dignità della persona.

Nell’Enciclica Francesco ha denunciato lo sfruttamento e l’abuso delle risorse naturali, che danneggiano la casa comune e mettono a rischio la vita stessa, invitando a riscoprire il valore sacro della persona e della natura e a vivere in armonia con essa, ispirandosi al Cantico delle Creature di San Francesco.

Ha denunciato più volte il neoliberismo, l’economia dello scarto, il potere delle multinazionali e le disuguaglianze globali.

Insomma per i progressisti, Francesco è stato percepito come un Papa che ha aperto spazi, cambiato clima, scosso le coscienze, dato voce agli ultimi. Speriamo, almeno noi, che il successore raccolga il suo testimone.