Cinque anni di quasi nulla. Ecco il lascito di Marsilio

In Abruzzo Marco Marsilio punta al bis. Ma sul romano imposto da Meloni pesano i flop di Sanità e infrastrutture.

Cinque anni di quasi nulla. Ecco il lascito di Marsilio

Cinque anni di governo di Marco Marsilio in Abruzzo si riassumono in un avverbio: “quasi”. Su tutte le grandi questioni – infrastrutture, transizione ecologica, sanità – il meloniano Marsilio, primo presidente di Regione di Fratelli d’Italia e candidato dalle destre per il bis, ci è andato vicino ma non ha mai fatto gol. Partiamo dai grandi temi. Ovvero le infrastrutture. Tra le grandi opere annunciate e pianificate c’è la Pescara-Roma. Per Marsilio è stato un “quasi” gol. Perché la regione è ancora a caccia dei fondi per colmare la cifra di 620 milioni stornati perché questi facevano capo al Pnrr. E siccome l’opera non sarà mai conclusa entro il 2026, lo stesso governo ha definanziato i primi due lotti di questa infrastruttura. Si tratta dunque ora di sostituire i fondi del Pnrr con le risorse dei fondi strutturali governativi, dunque i Fondi per lo sviluppo e la coesione (Fsc).

In Abruzzo Marco Marsilio punta al bis. Ma sul romano imposto da Meloni pesano i flop di Sanità e infrastrutture

Ma siamo ancora a metà dell’iter burocratico. Invece il cronoprogramma del grande appalto prevedeva che in questa fase il cantiere dovesse essere già avviato. Passando ad un’altra grande infrastruttura legata ai trasporti troviamo l’aeroporto. Finalmente, dopo 9 anni l’allungamento della pista potrebbe trasformare questa struttura in un aeroporto intercontinentale. Ebbene, quest’opera finanziata con il master plan dell’allora governo Renzi solo ora sta vedendo la luce. I lavori sono stati affidati e dovrebbero concludersi a ottobre. Dunque parliamo anche qui di un “quasi” allungamento della pista.

Terzo grosso tema riguarda la transizione ecologica e in particolare il polo dell’automotive di Abruzzo, il cui cuore è lo stabilimento ex Sevel ora Stellantis. Qui la Regione è in fortissimo ritardo perché la transizione ecologica ha dettato i tempi della fine del vecchio motore termico e occorre quindi riconvertire quel grande polo dell’automotive – che rappresenta la principale voce del Pil della regione – perché lì potranno essere realizzati esclusivamente mezzi di trasporto a batteria. Il problema diventa a questo punto insormontabile perché la stessa Stellantis ha detto che i furgoni leggeri non potranno mai essere messi in movimento da batterie. Quindi su cosa si accumula il ritardo della regione? Nello studiare forme alternative di riconversione di un polo che coinvolge circa 30 mila operai, di cui seimila sono Stellantis.

Attualmente Stellantis produce in Val di Sangro 1050 furgoni al giorno, 235mila furgoni l’anno. Siamo di fronte a una fabbrica che ha dunque una produttività enorme. L’altro grande tema è la sanità su cui si sono registrati cinque anni di annunci. Solo alla fine del 2023 questa giunta ha portato in consiglio il piano di riordino della rete ospedaliera, ovvero quello che doveva essere fatto sulla base del decreto Lorenzin che prevede la riorganizzazione della rete ospedaliera in Dea di secondo livello, vale a dire super ospedali. Questo piano di riordino, dunque, ha visto la luce, almeno sulla carta, solo alla fine del mandato di Marsilio. Dunque anche qui un “quasi” gol. Che ha preso forma con la decisione della giunta di mandare la palla sugli spalti. In che senso? Marsilio ha ottenuto grazie alla filiera di cui gode, a livello locale e nazionale, la deroga di poter rinviare la scelta più delicata, che dal punto di vita campanilistico e politico sarebbe stata la più compromettente, di individuare i due Dea di secondo livello, di cui ha diritto l’Abruzzo. Quindi anche qui è un “quasi” piano di riordino della rete ospedaliera.

Il governatore inaugurò il più grande impianto natatorio d’Abruzzo con il primo tuffo. E il giorno dopo la struttura fu sequestrata

Tutti questi grandi temi sono conditi da un’altra serie di piccoli e medi episodi che si sono risolti in gaffe vere e proprie. Vedi la riapertura del più grosso impianto natatorio d’Abruzzo con Marsilio che in costume ha fatto il primo tuffo. Salvo poi che il giorno dopo la struttura è stata sequestrata. Che il lascito di Marsilio sia un’incompiuta ce lo dice anche una serie di norme decise alla fine del mandato – dalla legge urbanistica regionale a quella che riordina il commercio – arrivate al traguardo incomplete. E la sua incapacità di sostituirsi al governo centrale guidato da Giorgia Meloni su temi cruciali quali il Superbonus, la cui cancellazione rischia di mettere sul lastrico centinaia di imprese e migliaia di committenti. O gli aiuti agli agricoltori.

L’Abruzzo è una delle sette regioni in Italia che ha subito i maggiori danni dal maltempo. La regione si è limitata a erogare una sorta di prestito agevolato che non risolve niente. Ma soprattutto a Marsilio il centrosinistra gli rimprovera di essere un marziano in Abruzzo. In quest’ultima fase di mandato, l’uomo della Meloni si è affannato a recuperare il tempo perso, anche per conoscere il territorio. Per esempio ha dovuto girare 305 comuni. Pur avendo i suoi genitori di Tocco da Casauria, il governatore è romano. E da romano è arrivato in Abruzzo. Ha praticamente fatto un viaggio inverso a quello di Ennio Flaiano. Da qui l’epiteto affibbiatogli di “marziano”.