Cinque Stelle senza classe dirigente. L’assessore della piccola Livorno Gianni Lemmetti del tutto inadeguato a gestire i conti di Roma

Il nuovo assessore al bilancio capitolino, Gianni Lemmetti, che ricopriva lo stesso incarico a Livorno, ha bisogno di un intervento provvidenziale

di Stefano Sansonetti

La provvidenza non ha limiti. E magari anche nei casi del disastrato comune di Roma, e dell’altrettanto disastrata Atac, darà un aiuto a risolvere gli enormi problemi sul piatto. Di sicuro il nuovo assessore al bilancio capitolino, Gianni Lemmetti, che ricopriva lo stesso incarico a Livorno, ha bisogno di un intervento provvidenziale. Perché a giudicare dalle cifre in gioco, sull’asse Livorno-Roma, è veramente difficile paragonare il pur brillante risanamento dell’Aamps, l’azienda livornese dei rifiuti, con l’impresa titanica che servirebbe a rimettere in piedi l’Atac. Basta fare un po’ di proporzioni. Prendiamo per esempio i conti del comune di Livorno.

Cifre – Dal rendiconto di gestione del 2016, quello che di fatto rappresenta il frutto del lavoro di Lemmetti, viene fuori che il bilancio è vicino ai 500 milioni di euro. Risulta cioè che, utilizzando il principio di competenza, entrate e uscite della città toscana l’anno scorso si sono attestate per la precisione sui 496 milioni di euro.  A Roma, invece, dal rendiconto di gestione 2016 risulta che il bilancio vale qualcosa come 13 miliardi di euro (12,9, volendo essere puntigliosi). Insomma, entrate e uscite a Livorno valgono un ventiseiesimo di quelle della Capitale. Ma anche altri rapporti possono essere eloquenti. Il bilancio del comune di Livorno, che come detto sfiora i 500 milioni, ammonta a meno della metà dei debiti attualmente in carico alla sola Atac, la compromessa azienda romana dei trasporti, ovvero 1,3 miliardi di euro. Così come sempre il valore del bilancio della città toscana è inferiore al peso che nel 2016 la sola Atac ha avuto sulle casse del Campidoglio, ossia 605 milioni di euro. Insomma, alla fine Lemmetti potrà pure rivelarsi un fenomeno contabile. Ma se si analizzano con razionalità questi dati di partenza è ovvio arrivare alla domanda che in queste ore, a Roma e non, in molti si stanno facendo: è in grado Lemmetti di combinare qualcosa di buono all’interno del girone dantesco capitolino? La realtà è che i 5 Stelle dalla loro hanno ancora la “freccia” rappresentata dai disastri del passato, rispetto ai quali i grillini non hanno responsabilità. Ma lo stesso Movimento ha stravinto le elezioni a Roma, incoronando Virginia Raggi, proprio promettendo di rivoltare la città come un calzino e cominciare a risolvere i suoi atavici problemi. E invece siamo all’ennesimo cambio di pedina all’interno di una giunta sempre più traballante.

Incognita – Peraltro viene da chiedersi se Lemmetti sia a conoscenza del fatto che nella Capitale c’è anche una sorta di secondo bilancio, assegnato alla gestione di un commissario governativo responsabile del debito pregresso, in sostanza quello che venne calcolato nel momento in cui Gianni Alemanno prese il testimone da Walter Veltroni. All’epoca si parlò di un macigno da 22 miliardi, che al netto della massa attiva diventavano 16. Ebbene, dopo quasi 10 anni di gestione commissariale, oggi affidata alle cure di Silvia Scozzese (ex assessore al bilancio della giunta Marino), dovremmo essere arrivati a circa 12-13 miliardi. Una massa ancora enorme, rispetto alla quale la Raggi in campagna elettorale aveva promesso una ricontrattazione dei mutui con Cassa Depositi e Prestiti. Ecco, la verità è che Roma non è Livorno.

La Commissaria al debito non si vede né si sente

Desaparecida. L’ultimo colpo battuto da Silvia Scozzese, commissario governativo per la gestione del debito pregresso di Roma, risale grosso modo al mrzo scorso. In quell’occasione, non senza destare stupore, la Scozzese (curiosamente ex assessore al bilancio della giunta Marino) ha aggiudicato alla multinazionale PwC una gara da 2,3 milioni di euro per farsi aiutare a ricalcolare lo stesso debito pregresso. Eppure, nelle premesse della gara, veniva ricordato che già sono agli atti due piani di rientro, il primo del 2008 e il secondo del 2010, che hanno stimato i debiti capitolini fino al 28 aprile del 2008. E si ricordava che il documento di accertamento definitivo del 2010 ha individuato un disavanzo complessivo di 22,4 miliardi di euro, che al netto della massa attiva diventava di 16,7 miliardi (adesso saremmo intorno ai 12-13 miliardi). Questa, in sostanza, è la situazione lasciata in eredità da Walter Veltroni al momento della staffetta con Gianni Alemanno. Perché allora spendere 2,3 milioni per ricalcolare tutto? Da allora non si sente più parlare né della Scozzese né del debito pregeresso.