Clamoroso: nel Pd c’è chi rifiuta i rimborsi elettorali. Giacomo Portas rinuncia a 220mila euro per le regionali in Piemonte

di Filippo Conti

Con una personalissima spending review, il deputato Giacomo Portas ha messo in pratica quello che tanti promettono. Questo parlamentare eletto come indipendente del Partito democratico ha infatti rinunciato a una bella fetta di soldi pubblici che gli spettavano: 220 mila euro. Con il suo movimento, “I moderati”, di cui è segretario, alle elezioni regionali del 2010 in Piemonte ha ottenuto oltre il 4 per cento, eleggendo un consigliere. L’anno dopo alle comunali di Torino, all’interno della coalizione che appoggiava Piero Fassino, è arrivato al 9,6. Per il risultato del 2010 “I moderati” hanno diritto a 110 mila euro l’anno per cinque anni. Incassate le prime tre tranche, ovvero 330 mila euro, Portas ha deciso che bastava così. «Ho fatto due conti – racconta – e ho visto che quei soldi erano sufficienti per coprire le spese della nostra campagna elettorale. Per quanto riguarda il mantenimento della struttura organizzativa, bastano i denari provenienti dall’autotassazione cui i nostri amministratori locali e il sottoscritto si sono sottoposti». Un caso più unico che raro, visto che tra i suoi colleghi parlamentari aventi diritto ai rimborsi (56,3 milioni elargiti ai partiti nel luglio scorso) nessuno, grillini a parte, si è sognato di rinunciare. «Vista la difficile situazione del Paese e le condizioni in cui versano tante famiglie italiane – spiega – mi è sembrato giusto lasciare nelle casse dello Stato quei soldi di cui il mio movimento non ha bisogno». Insomma, poteva mettersi in tasca quei 220 mila euro ma non l’ha fatto. Bersaniano di ferro, Portas non voterà la legge sul finanziamento pubblico in discussione in commissione a Montecitorio: «Il finanziamento pubblico – dice – dovrebbe esistere fin da ora solo come rimborso elettorale. Prendi quello che hai speso per la campagna e niente di più. Tutto documentato, come una vera nota spese». I rimborsi elettorali, già tagliati del 50% dal governo Monti, ora dovrebbero invece essere progressivamente ridotti fino a sparire del tutto a partire dal 2017. Poi resterà solo un contributo volontario, sulla falsariga dell’8 per mille. Ma Pd e Pdl stanno litigando per il limite da porre alle donazioni private. Portas, dunque, si è portato avanti. E da luglio ha già messo a dieta il suo movimento. Una volta ogni tanto una buona notizia, anche in politica, non guasta.