Clini, il “pesce svizzero”

Si fa pesantissima la posizione dell’’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini aveva un conto cifrato in Svizzera, denominato “Pesce”, nel quale sarebbero confluiti i fondi sottratti al finanziamento del governo italiano per il progetto di risanamento delle acque in Iran. Lo scrive il Gip di Ferrara nell’ordinanza di custodia cautelare con cui ha disposto i domiciliari per l’ex ministro.

Nell’ordinanza il giudice ricostruisce il percorso fatto dal denaro. Le somme distratte attraverso un sistema di fatture false, scrive, «una volta pervenute sul conto intestato a Coolshade Enterprise di Augusto Pretner erano con un primo passaggio versate con bonifico, per il solo transito di denaro, al conto corrente relazione bancaria Limecross Limited Tortola facente capo da un intermediario svizzero e con un secondo passaggio, nella stessa data del ricevimento, trasferite con bonifico, per pari importo ed in dipendenza del codice, su altri conti correnti, identificati con tre codici: “Schiavo”, “Sole” e “Pesce”. Sole si identifica in Augusto Pretner. Pesce si identifica in Corrado Clini. Il terzo è di persona deceduta».
Sul conto “Pesce”, secondo l’accusa, finiscono otto bonifici per un totale di 1.020.000 tra il 14 ottobre 2008 e il 22 giugno 2011. Quel conto, si legge nell’ordinanza, «è stato aperto il 13 giugno 2005. Trattasi di relazione cifrata il cui titolare è Corrado Clini».
Anche la procura di Roma indaga sull’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini. La vicenda verte su presunte provviste realizzate tramite progetti per centinaia di milioni realizzati in Cina e Montenegro. Oltre all’ex ministro, nel registro degli indagati sono state iscritte altre 4-5 persone tra cui la moglie di Clini, Martina Hauser, assessore comunale a Cosenza. E il movimento «Rivolta ideale», fondato dall’avvocato Michele Arnoni, ex segretario provinciale di Cosenza de La Destra, ha chiesto le dimissioni della Hauser che ha le deleghe per la Sostenibilità ambientale e le Energie rinnovabili, insieme alla Programmazione e l’ottimizzazione dell’uso delle risorse idriche.
L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Alberto Galanti, punta a chiarire se dietro le commesse per progetti di riqualificazione di aree (per la sola in Cina sarebbero stati elargiti circa 200 milioni), si nascondano mazzette o giri sospetti di denaro. L’attività istruttoria in queste ore ha vissuto una significativa accelerazione con le perquisizioni, avvenute nelle stesse ore dell’arresto di Clini, svolte dagli uomini della Guardia di Finanza.
I militari hanno acquisito documenti negli uffici e nell’abitazione dell’ex ministro. Le indagini riguarderebbero un arco temporale ampio, salendo a ritroso nella gestione dei progetti anche di alcuni anni. Per quanto riguarda le operazioni per il Montenegro chi indaga calcola in almeno 14 milioni di euro i fondi stanziati in favore di imprenditori.

 

L’indagine dei pm romani si intreccia solo parzialmente con quella avviata a Ferrara, culminata con gli arresti di lunedì. I pm emiliani procedono per il reato di peculato in relazione al progetto New Eden, in Iraq, per riqualificare l’area tra il Tigri e l’Eufrate, che ottenne dal ministero dell’Ambiente italiano un finanziamento di 54 milioni di euro. Una accusa che viene spiegata nelle parole del gip di Ferrara secondo cui l’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini e gli altri indagati «hanno messo in atto un complesso e sofisticato meccanismo, preordinato all’appropriazione di denaro pubblico, conseguendo ingenti profitti».

 

Per l’accusa una parte di questo denaro, circa tre milioni e duecento mila euro, furono distratti dall’ex ministro tra il 2007 e il 2011, quando ricopriva il ruolo di direttore generale del ministero. Soldi rintracciati dopo una indagine durata oltre un anno, e partita l’estate scorsa, in un conto riconducibile a due imprenditori in una banca a Lugano, dove sono finiti dopo triangolazioni vertiginose per mezzo mondo.

 

Ma alla fine di questa girandola quei 3 milioni e 200mila euro sono stati scoperti in un conto riconducile a Clini e ad un ingegnere padovano, Augusto Pretner. L’ingegnere, da lunedì ai domiciliari, oggi davanti al gip Piera Tassoni, si è avvalso della facoltà di non rispondere.