Coldiretti è la Bibbia per il governo, ma non se parla di clima

Il report di Coldiretti: mai tanto caldo come nel 2023. Ma stavolta, parlando di clima, il governo non ascolta l'associazione.

Coldiretti è la Bibbia per il governo, ma non se parla di clima

Con la rielezione di Ettore Prandini alla presidenza della Coldiretti, sancita all’unanimità nell’assemblea del 20 dicembre, si è rinnovato l’asse tra l’organizzazione e il Governo e, in particolare, con Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste. Una vicinanza programmatica che ha consentito al sindacato di Palazzo Rospigliosi di piazzare diversi colpi a favore nelle decisioni dell’esecutivo di Giorgia Meloni in questo 2023, a partire dalla legge sul cosiddetto cibo “sintetico” dello scorso novembre, contestato da più parti. Del legame Coldiretti-governo si potrebbe chiedere anche a Benedetto Della Vedova, ex segretario di +Europa che fu aggredito dal presidente di Coldiretti di fronte a Montecitorio e dovette assistere qualche giorno dopo al buffet organizzato alla Camera con i prodotti dell’associazione di agricoltori.

L’analisi della Coldiretti

Ieri invece il governo ha deciso di chiudere le orecchie. L’analisi della Coldiretti sulla base delle previsioni della banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre che registra le temperature mondiali dal 1850 ha certificato al 99% la probabilità che il 2023 si classifichi come l’anno più caldo mai registrato nel Pianeta dopo che la temperatura sulla superficie della terra e degli oceani è risultata addirittura superiore di 1,15 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo, nei primi undici mesi dell’anno. Una tendenza al surriscaldamento confermata anche in Italia, dove nello stesso periodo la temperatura è stata di 1,05 gradi superiore la media storica secondo Isac Cnr ma con anomalie che – sottolinea la Coldiretti – hanno raggiunto i 10 gradi a fine dicembre in certe aree del Paese. Il caldo anomalo di inizio inverno sconvolge la natura e rischia addirittura di far ripartire le fioriture con il pericolo di esporre le coltivazioni a danni rilevantissimi. A preoccupare è anche il rischio siccità, soprattutto sull’Italia centro-meridionale, dove stanno emergendo i primi sintomi di stress idrico che, accompagnati alla scarsità di neve in diversi settori dell’arco alpino e su gran parte della dorsale appenninica, fanno scattare un campanello d’allarme. Senza dimenticare che se non arriva il freddo le popolazioni di insetti che causano danni alle colture potrebbero sopravvivere e svernare per attaccare i raccolti nella prossima primavera.

Che scoperta!

Siamo di fronte – dice Coldiretti – ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo con effetti devastanti come dimostrano le alluvioni in Romagna e in Toscana”. L’agricoltura italiana è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli” ha affermato Prandini nel sottolineare che “i cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio”.

Ma ieri Lollobrigida, il ministro Matteo Salvini e gli altri membri del governo non hanno trovato il tempo di ossequiare Coldiretti sul cambiamento climatico. I partiti della maggioranza sono pronti a immolarsi per la sovranità alimentare, utile a sfamare la propaganda, ma poi non trovano il tempo di aprire una discussione sul cambiamento climatico. Un campo dove i negazionisti trovano ampio ascolto a destra. E in vista delle prossime scadenze elettorali, guai a contraddirli.