Collegi cuciti su misura per i partiti, Cinque Stelle all’attacco. Toninelli: “Lavoro fatto coi piedi con metodi opachi e senza trasparenza”

Affondo del deputato pentastellato: "In una settimana e con metodi a dir poco discutibili è stato messo insieme un provvedimento che avrebbe richiesto mesi"

La materia è di quelle delicate. Per dirla con le parole del grillino Danilo Toninelli, “mettere un Comune in un collegio o in un altro” può determinare l’elezione di un candidato o di un altro. Non a caso la guardia, nel Movimento 5 Stelle, resta alta. Aspettando di leggere il testo del decreto legislativo partorito ieri dal Consiglio dei ministri lampo durato solo una decina di minuti. E che ridisegna, appunto, la geografia dei collegi elettorali dopo l’entrata in vigore del Rosatellum.

Collegi della discordia – “Ci aspettiamo di trovarci di fronte un lavoro fatto con i piedi, dal momento che in una settimana e con metodi a dir poco discutibili, è stato messo insieme un provvedimento che avrebbe richiesto mesi”, taglia corto, sentito dalla Notizia, il deputato del M5S. Del provvedimento messo a punto dal governo si conosceranno i dettagli solo quando sarà trasmesso al Parlamento per i pareri delle Commissioni. E in attesa di un esame di merito, è sul metodo che si è già alzata la polemica. Il rischio, secondo Toninelli, è che “gli stessi partiti che hanno condiviso l’accordo dal quale è nata questa legge elettorale si stiano ora cucendo addosso l’abito dei collegi su misura sondaggi alla mano”. Il tutto, “a porte chiuse”. Attraverso “il lavoro della commissione tecnica guidata dal presidente dell’Istat Giorgio Alleva che si sarebbe dovuto svolgere pubblicamente ma del quale, al contrario, nessuno sa niente”.

Decide Renzi – Sarà una coincidenza, ma meno a stretto giro dal via libera del Cdm al decreto legislativo della discordia, pure Matteo Renzi interviene sulla questione. Per spiegare, davanti alle telecamere di Otto e mezzo, che “le primarie le abbiamo fatte per la leadership e non le rifacciamo per i collegi”. Dove il Pd schiererà, quindi, candidati scelti dalla segreteria. Cioè dallo stesso Renzi. “Là sceglieremo le persone più capaci per vincere”, assicura il leader del Partito democratico, con l’augurio (“lo dico sinceramente”), che ci sia “la possibilità di utilizzare i collegi per fare delle battaglie vere”. Ma, per ora, l’unica battaglia già in corso è quella intrapresa dal Movimento 5 Stelle proprio sui collegi appena sfornati da Palazzo Chigi. Sui quali è facile prevedere altre polemiche all’orizzonte.