Come on, Let’s Dig Again! La storia della prima web radio italiana dedicata all’archeologia. Dalla stanzetta universitaria di Siena alla Galleria degli Uffizi. Il sogno “folle” ora realtà di Alessandro e Andrea

È il 2013 quando due studenti di Siena, mettono su la prima web radio italiana sull'archeologia. Ora Let's Dig Again trasmetterà dalla Galleria degli Uffizi

“Anche oggi siamo giunti alla conclusione di questa bellissima puntata. Ringraziamo gli ospiti che sono stati qui con noi, e come al solito vi salutiamo con l’ultima canzone. Siamo Andrea e Alessandro, a presto e, mi raccomando, Come on Let’s Dig Again!”. Quando l’hanno detto la prima volta, al termine della loro prima puntata, in un grigio e anonimo pomeriggio senese nell’aprile del 2013, Andrea e Alessandro, non pensavano minimamente che l’avrebbero ripetuto altre centinaia di volte. Dalle più disparate località italiane. Da Pompei a Bologna, da Paestum a Pisa passando per Verona. E poi la Puglia, il Molise, la Toscana. Ora, però, “Let’s Dig Again” è una realtà. Ed è una realtà vincente. Una scommessa, forse azzardata, ma che ha dato ragione a due giovani studenti, Alessandro Mauro e Andrea Bellotti. Studenti di Archeologia a Siena nel 2013.

I due, un bel giorno, tra un sorso di birra e un pezzo di pizza, pensano a come “svecchiare” una disciplina e una professione, troppo legati – almeno nell’immaginario collettivo – a due dimensioni così lontane, quella a metà tra il topo da biblioteca e la persona fuori dal mondo che parte alla ricerca del vaso antico che possa fare la sua fortuna, e quella fantastico-avventurosa di Indiana Jones, tutto forza, coraggio, fruste e nazisti.

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Alessandro e Andrea hanno un’idea. Folle, come solo le grandi idee sanno essere. Mettono su una radio. Ma non una radio qualsiasi. Una radio a tema. Musica, certo, ma al centro c’è l’amore e la passione per ciò che per loro è più di un amore e una passione: l’archeologia. Nasce così la prima web radio italiana interamente dedicata al mondo dell’archeologia, appunto.

Qualcuno a questo punto penserà, quasi sogghignando, che “ecco, la solita follia di chi non ha nulla da fare”. Peccato però che in tre anni l’idea è cresciuta. Da follia è diventata sogno. Da sogno è diventata azzardo. Da azzardo, realtà. Più che concreta. E ora da realtà è progetto. Alessandro, nel frattempo, si è spostato. Ora vive a Bologna mentre Andrea è rimasto in pianta stabile a Siena. E la squadra si è ampliata. Se Andrea, oltre ad essere speaker cura anche i social media (già: Let’s Dig Again ha ovviamente una pagina facebook e un profilo twitter) e Alessandro (anche lui speaker) è l’event organiser del gruppo, ci sono poi Roberto Chiariello (video maker: guardate i suoi video per la radio qui, ne vale la pena!), Alessandro Carabia (fotografo), Roberto Trivelli (speaker), Martina Di Giannantonio (fotografa), Francesca Meli (aiuto social media manager).

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E con la squadra, a crescere sono stati anche i successi. Di volta in volta. Cominciano a far parte di un album dei ricordi sempre più ricco e mai completo, mai da chiudere. In quasi tre anni di attività, con più di sessanta puntate realizzate e tredicimila ascolti totali e una media di circa trecento ascolti a puntata, i giovani studenti archeologi sono andati in onda da numerosi siti archeologici, musei e università, intervistando studenti, ricercatori, professori universitari, ma anche liberi professionisti. Dalle puntate in compagnia con il professor Gian Pietro Brogiolo (professore di Archeologia Medievale all’Università degli Studi di Padova) all’interno del “Workshop di ricerca partecipata di Drena (TN)”, organizzato dall’Università di Padova e dal MAG (Museo Alto Garda), alle puntate andate in onda da Pompei con il gruppo di ricerca dell’Alma Mater Studiorum di Bologna all’interno del Grande Progetto Pompei; dalle dirette trasmesse dalla BMTA14 (Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico) a Paestum e dai convegni “Opening the Past” a Pisa e “Statio Amoena” a Verona; dalle puntate dal sito archeologico di Faragola (Ascoli Satriano-FG) a quelle in Puglia con l’Università degli studi di Foggia, tra cui una con Giuliano Volpe, professore di archeologia cristiana e medioevale dell’Università di Foggia, già rettore, e presidente del Consiglio Superiore dei Beni culturali e paesaggistici; da quelle insieme ai docenti dell’università degli studi di Siena, tra cui i professori Enrico Zanini (Metodologie della Ricerca Archeologica e Archeologia Bizantina) e Marco Valenti (professore di Archeologia cristiana e medievale). Senza dimenticare la partecipazione, quest’anno, a Tourisma, il Salone internazionale dell’Archeologia tenutosi a febbraio a Firenze.


L’APPUNTAMENTO AGLI UFFIZI –
Ma non è finita qui. Perché, come capita con i grandi progetti che meritano e che convincono, ora Let’s Dig Again ritorna a Firenze. Dove, per l’esattezza, questa volta? Alla Galleria degli Uffizi. Un sogno per chi, in quel 2013, aveva cominciato in una piccola stanza di una casa universitaria. Merito dell’iniziativa va alla dottoressa Cristiana Barandoni, del dipartimento antichità classica degli Uffizi, che ha voluto fortemente si tenesse quest’evento. Stamattina si comincerà alle ore 1Locandina Uffizi0,30. Ospiti di Alessandro, Andrea e di Roberto Chiariello e Roberto Trivelli, il direttore del dipartimento antichità classica, Fabrizio Paolucci; la stessa dotoressa Brandoni, che affronterà un tema centrale anche per i ragazzi della web radio tutta archeologia e duro lavoro: “il potenziale degli strumenti virtuali per la comunicazione del patrimonio archeologico”. Appunto. E poi, ancora, interloquirà con Let’s Dig Again anche Gabriele Guidi, professore al Politecnico di Milano, per parlare di fotogrammetria e delle sue declinazioni d’uso; e Kelly McClinton, dell’Università dell’Indiana, che si occuperà del “Virtual World Heritage Laboratory”, di cui fa parte.

10525663_702908449745217_1522489731575717145_nInsomma, un parterre de rois, come si suol dire. E non poteva essere altrimenti, vista la preziosa location e gli argomenti che si tratteranno. Al centro della puntata, infatti, anche l’accordo di cooperazione “senza precedenti”, come l’ha definito lo stesso ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, tra le Gallerie degli Uffizi e l’Università dell’Indiana per la digitalizzazione in 3D dell’intero patrimonio lapideo archeologico greco e romano degli Uffizi, dei musei di Palazzo Pitti e del Giardino di Boboli. Il progetto di collaborazione garantirà la realizzazione di modelli 3D che saranno resi disponibili online entro il 2020 per scopi sia di studio, sia di tutela. Si tratta di un’operazione che riguarderà circa 1260 opere d’arte – tra sculture, are e sarcofagi -, ovvero oggetti lapidei che vanno da II secolo avanti Cristo al IV secolo dopo Cristo e che costituiscono la più ampia collezione di marmi antichi di un museo statale italiano non romano. Un evento mondiale perché quando il lavoro sarà compiuto, nel maggio del 2020, nascerà il più grande database in 3D di marmi di età greca e romana. E saranno loro, oggi, i ragazzi di Let’s Dig Again, a commentarlo. “Come università dell’Indiana – dice non a caso a La Notizia la professoressa Barandoni – abbiamo ritenuto di concludere questo primo anno di lavori condividendo la nostra esperienza per mezzo di una web radio e dunque non potevamo non rivolgerci a Let’s Dig Again. Il progetto IU-Uffizi Project si basa sulle tecnologie digitali e sul loro potenziale per la comunicazione verso il grande pubblico. Un museo che assorbe e fa suo il principio dell’inclusione e della forte partecipazione del pubblico alla propria storia non può non tenerne conto. Le Gallerie degli Uffizi sono uno dei musei più importanti del mondo e il loro approccio al virtuale segnerà sicuramente il passo verso una maggiore consapevolezza di ciò che grazie al web e alla combinazione di arte, archeologia e musica è possibile trasferire in termini di cultura, conoscenza ma soprattutto consapevolezza dei valori che il nostro patrimonio esprime”.

Insomma, ci sarà di che parlare per Alessandro, Andrea e tutti gli altri. Studiosi, futuri archeologi, innamorati dell’archeologia e della storia. E la storia, la loro storia, la stanno scrivendo anche loro. E gli occhi non possono che brillare a quando si ripensa ai chilometri percorsi, ai siti visitati e commentati dinanzi a un microfono, tra una canzone rock e una country. A quando si ripensa all’idea di due ragazzi, poco più che ventenni, che tra un sorso di birra e un pezzo di pizza, pensavano a una follia. Ignari del fatto che quella stessa follia sarebbe cresciuta. Fino a diventare realtà.