Dalle Asl ai Comuni, la politica colleziona troppi flop. Ecco perché in Italia ci sono 10 mila commissari

La politica fallisce per i motivi più variegati e non resta far altro che commissariare. Così funziona in Italia. E così si contano 10 mila commissari

di Carmine Gazzanni

Dalle grandi arterie stradali alla sanità, passando per i rischi idrogeologici per finire agli ospedali psichiatrici, all’agenda digitale fino, addirittura, all’osservatorio sulle persone scomparse. In Italia è così che va, la politica fallisce per i motivi più variegati e non resta far altro che commissariare. Al primo intoppo, insomma, si sopperisce con i commissari. A cominciare dai Comuni: tra bilanci non approvati, infiltrazioni mafiose, maggioranze che scoppiano, oggi sono 146 gli enti comunali commissariati. Peccato, però, che nella stragrande maggioranza dei casi la soluzione è peggio del problema e la toppa finisce con l’inguaiare ulteriormente le cose. Qualche esempio? Prendiamo i commissari “per l’attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico”. Ne abbiamo praticamente uno in ogni Regione, nonostante ci sia anche l’Assessorato all’Ambiente. E, nonostante questi doppioni, i risultati a cui si è giunti sono molto residui. Dal ‘98 a oggi sono stati stanziati circa 2,4 miliardi, ma a ben pochi risultati si è giunti. Tanto che l’anno scorso il Governo ha deciso di cambiare radicalmente “licenziando” tutti i commissari. Peccato, però, che il nuovo piano potrebbe rivelarsi peggio del precedente, dato che la struttura commissariale resta. L’unica differenza è che, ora, i commissari sono direttamente i presidenti di Regione che a loro volta, però, dovranno nominare specifici soggetti attuatori (un’organizzazione già dimostratasi fallimentare con la sanità). E, dunque, il giro ricomincia. Con tanto di retribuzioni stellari per i soggetti attuatori, come nel caso del dirigente della Basilicata, Gerardo Calvello, che porta a casa quasi 90mila euro annui. Va anche meglio al soggetto attuatore del Veneto, Tiziano Pinato, (finito peraltro nell’inchiesta sul Mose) che secondo gli ultimi dati porta a casa 110 mila euro.

UN PO’ QUA, UN PO’ LÀ – In molti casi gli ex commissari sono riusciti anche a compiere il grande salto nella politica. È il caso dell’indefesso Maurizio Croce. Negli ultimi 4 anni è stato commissario in Puglia, Calabria e Sicilia. Peccato, però, poi sia stato sostituito nel suo ruolo da Rosario Crocetta. Ma niente paura: il Governatore ha pensato bene di nominarlo assessore al Territorio e grazie a quella delega può continuare a occuparsi degli interventi per il dissesto che non ha risolto, a 11mila euro al mese. Ma non è finita qui. Ci sono, infatti, anche casi in cui, al contrario, sono i politici a diventare commissari.  In Basilicata, ad esempio, a occuparsi del rischio idrogeologico è stato l’ex sindaco di Matera Francesco Saverio Acito. Meglio ancora va in Calabria. Qui il commissario per il rientro del debito sanitario è Massimo Scura che intasca 174mila euro. Nel frattempo il mega commissario è anche sindaco di Alfedena, in Abruzzo. Ma non basta. Perchè il sub-commissario è Andrea Urbani che, come denunciato dal M5S, intasca oltre 178mila euro, per via del suo lavoro pure da consulente  Kpmg, guarda caso la società di revisione che si occupa dei bilanci sanitari calabresi. A questo punto, però, facciamoci una domanda: di quanti commissari parliamo? Impossibile saperlo. La Notizia ha provato a contattare i dipartimenti del personale di Palazzo Chigi e Mef senza, però, ottenere risposta. Gli ultimi dati (2005) parlano di un esercito di 10mila uomini. Per un conto che sfiora il miliardo.

Twitter: @CarmineGazzanni